Da Lady Macbeth a lady Gaga.

marko mitanovsky

Brutto.

Lo definiscono il McQueen dei Balcani (e già la cosa la dice lunga sull’originalità), si chiama Marko Mitanovski e ha un faccino imberbe che stride con gli abiti che disegna.  A dire il vero anche leggere le sue interviste non trasmette niente di tutta quell’atmosfera dark, o goth, o rinascimentale, o punk o non so che altro.  Insomma, mettiamola così, il ragazzo aveva bisogno di farsi notare e quindi ha messo mano a tutti i fuochi d’artificio di cui disponeva, e quale traguardo migliore della corte di lady Gaga?  Che, tra l’altro, ammette candidamente di non aver mai avuto il piacere di incontrare. Giusto le sue misure gli sono pervenute, per realizzare quello che le occorreva.

La ricerca dell’effetto a tutti i costi è stancante, credo più per chi la guarda che per chi la persegue. E in fondo è decisamente più facile vestire lady Gaga, piuttosto che una signora X.

Ogni tanto aria nuova.

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Bello.

Jean Paul Lespagnard, questo è il nome dello stilista belga che ha catturato come pochi la mia attenzione durante le ultime sfilate.  A mischiare cose diverse sono ormai in tanti (molti usano il termine contaminare, che io detesto), tanto che sembra quasi diventata una regola. Per cui si mescola senza star troppo a guardare per il sottile, pur di essere nel trend giusto.

Però la regola aurea è quella che dice che alla fine tutto torna a galla e che si vede ciò che non ha costrutto nè senso.  Negli abiti di Lespagnard il senso è presente e a me salta subito all’occhio.  C’è una ricerca del bello non convenzionale, uno studio attento delle forme, un buon approccio sartoriale.  Se non bastassero le mie parole a spiegare, guardatevi il video della sfilata.

D’altra parte la bellezza non si spiega, semplicemente è.

Al Louvre non espongono borsette.

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Brutto?

Lo spunto per questa riflessione me lo ha dato un post letto sulla bacheca di Facebook, dove si affermava che ci sono borse che sono opere d’arte: Birkin, Kelly, ecc.

Sono ormai venticinque anni che mi occupo di moda e ne ho sentite di cotte e di crude e ammetto pure che nel passato ci sono stati da parte mia alcuni tentativi di accostare arte e moda (presa da giovanili entusiasmi, oltrechè una certa ignoranza, che nel tempo ho cercato di colmare).  Sono giunta infine a una conclusione, che è per me non contrattabile:  la moda non è arte.

La conseguenza logica è che nemmeno una borsa può essere un’opera d’arte.  Ci sono borse che sono fulgidi esempi di ottimo design, che sono inconfondibili per lo stile,  impagabili per la cura del dettaglio e la qualità di materiali e confezione.  Questo non fa di loro un’opera d’arte.

Prima di fare affermazioni di questo tipo bisognerebbe stabilire cosa sia design e cosa sia arte.  Il problema è che non molti sono edotti sul primo termine e sul secondo la confusione è totale.  Forse è anche colpa di certi mercanti d’arte che inseguono tendenze e glamour come provetti stilisti e di stilisti che assoldano artisti per disegnare borsette.
Credo che dovremmo tutti prenderci un po’ meno sul serio. Non facciamo un mestiere indispensabile: chi ha bisogno di un altro vestito?

Mi torna in mente quell’affermazione di Coco Chanel (che era, si, un’ottima designer): ..in fondo è solo moda.

A che servono i blog?

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Brutto.

E’ da un pò che rifletto sul tema (scontato dire che mi tocchi da vicino), ancor prima dell’interessante articolo di Simone Marchetti.  La pubblicità della Panasonic con la famosa blogger non è altro che l’ennesimo spunto su cui fare qualche ragionamento.  O forse solo porsi qualche domanda.. (con le domande non si sbaglia mai).

Quanto contano i blogger per le aziende?  Quale reputazione si è conquistato questo fenomeno?  Io credo che il fenomeno sia in lenta evoluzione e non abbia ancora raggiunto la fase di selezione naturale.  Per questo è prematuro dare delle risposte.  E’ comunque curioso notare che sia un’azienda che non ha molto a che fare con la moda, ad aver sfruttato tra i primi questa tendenza.  Non sono sicura che abbia fatto un buon affare.  Certo gli elettrodomestici li scelgono prevalentemente le donne.  Ma in base a quali caratteristiche?  Il design? La funzionalità? La durata?  Io personalmente se dovessi fidarmi del giudizio di qualcuno su questi elementi non seglierei una blogger.

E qui casca l’asino.. Alla fine la domanda che tutti sembrano porsi è se i blogger facciano vendere di più.  Ma io rilancio chiedendo, perchè mai i blogger dovrebbero impegnarsi a far vendere di più’?  Le aziende dovrebbero chiedersi casomai quali sono i motivi che hanno contribuito alla nascita del fenomeno.  Sappiamo che spesso si tratta di un atteggiamento critico nei confronti del mercato, la voglia di avere un opinione che abbia un peso (dicasi spoiling).  Non avrebbe più senso per le aziende chiedersi quali meccanismi erronei hanno contribuito ad essere tanto criticate, piuttosto che correre dietro a chimere e facili vendite?

La signora è servita.

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Bello.

Frankie Morello disegnato da Maurizio Modica e P.Francesco Gigliotti (ma ultimamente bisogna per forza essere in due, altrimenti non viene bene?).   L’ispirazione è Black Dahlia di De Palma o meglio la dark lady anni ’50. Filone quanto mai frequentato..  Ma se l’ispirazione pecca in originalità, perlomeno lo svolgimento è decoroso.  Interessanti soprattutto quegli inserti di pvc che spuntano dagli scolli e dagli orli delle gonne.   Il gioco degli specchi infranti no, per favore, quello mi sembra decisamente troppo didascalico.

Interessante notare come anche un brand da sempre posizionato sul versante sport e street, abbia deciso di strizzare l’occhio a uno stile più sofisticato.  Evidentemente il pubblico delle ragazze non è più così appetibile.

Ma queste non siamo noi..

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Brutto.

L’ultima collezione di Marco Zanini per Rochas è stata definita di un’eleganza matura. Io mi chiedo se li hanno davvero guardati quei vestiti..   A me viene immediatamente da pensare a una donna un pò schizofrenica, indecisa se apparire goffa e insignificante o in preda a nostalgie un pò retrò, e immettersi anche lei nella solita, sicura scia dei seguaci del New Look.  In pratica, una donna senza fantasia.

Ora ho capito cosa significa eleganza matura!

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Inner beauty.

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Bello.

Cortana è il marchio che firma Rosa Esteva, una designer atipica e con un’idea forte:  quella di voler piacere prima di tutto a se stessa.  E a quanto pare piace anche a molti altri, visto che del suo piccolo mondo fanno già parte quattro punti vendita (due a Barcellona, poi Madrid e Palma de Mallorca).

Rosa fa abiti leggeri come aria, con pochissime cuciture, che stanno bene a tutte le donne, anche quelle con i fianchi larghi come lei. Insomma abiti di una donna per le donne.  Dice che la bellezza è sempre dentro. Come darle torto?

Poi quello che c’è dentro si vede anche fuori.

Telenovelas e cadaveri eccellenti.

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Brutto.

Madeleine Vionnet non trova pace, lo sento. E non basta aver eliminato il nome di battesimo per far dimenticare le meraviglie del passato.

Breve riassunto sulle recenti peripezie del marchio:  dopo un lungo oblio, nel 2009 viene acquistato da Matteo Marzotto e Gianni Castiglioni che affidano al giovane e determinato Rodolfo Paglialunga la direzione artistica. Dopo pochissimo, inspiegabilmente, Paglialunga viene rimosso (o decide di andarsene) e al suo posto arrivano le gemelle Croce.  Ma il marchio non decolla.  A questo punto interviene l’imprenditrice kazaka Goga Ashkenazi che acquista la maggioranza del pacchetto.  Bye bye alle gemelline che vengono sostituite da un team di stilisti interno (?).  Nel frattempo Goga (mi goga!) si compra l’intero pacchetto del marchio.

I risultati stilistici di questa telenovela sono evidenti, e desolanti.  A riprova del fatto che non basta tentar di resuscitare i morti.  Forse sarebbe più saggio investire sui vivi. E sul futuro.