Brutto.
C’è una parola che continua a girarmi nella testa da tanto tempo e che periodicamente si riaffaccia: successo.
Mi si ripresenta in innumerevoli situazioni. Faccio un esempio: ogni tanto qualcuno mi chiede quali personaggi importanti io vesta (per testare appunto quale sia il mio grado di successo). Mi è capitato più di una volta che a questa domanda io sia scoppiata in una risata. Rido perchè semplicemente mi sembra una domanda stupida. Rido perchè il termine vip mi ha sempre fatto ridere un sacco ed è ormai talmente demodè da sembrare persino naif..
La risposta, una volta che ho smesso di ridere, è che io vesto solo persone importanti.
Va da sè che io e l’interlocutore, in questi casi, abbiamo idee molto distanti riguardo al termine persona importante. Ma tornando alla parola ‘successo’, credo che per molti il termine corrisponda al grado di notorietà raggiunto. Paragone molto facile da effettuarsi, e sappiamo tutti quanto semplificarsi la vita in genere sia apprezzato da chi ha poche idee e neanche tanto buone.
Io credo che il grado di successo di una persona vada misurato in un luogo e un tempo lontani dal chiasso, dalle parole superflue, dai sorrisi e dagli applausi di circostanza. In quel momento in cui si spengono tutte le luci e finalmente si può ascoltare l’unica voce che conta. E che non mente.
Può darsi, però, che per molte persone considerate di successo quella voce non parli. Al suo posto un assordante silenzio.