Bello.
Mariano Fortuny y Madrazo era molte cose tutte insieme: architetto, scenografo, regista, inventore, fotografo, scultore, incisore, alchimista.. Fra le tante cose era anche un couturier, anche se lui si considerò sempre, soltanto un pittore.
In veste di couturier nel 1907 inventò un capolavoro praticamente senza tempo: il Delphos. La tecnica di tintura e plissettatura manuale su seta è rimasta un segreto dell’autore, ma non è solo a questo che si deve l’eccezionalità di questo abito. Un abito menzionato persino nella Recherche di Proust.
Per il Delphos, Fortuny usava solo finissima seta giapponese, ogni capo era unico, perchè interamente fatto a mano sotto la sua attenta supervisione. Sulle cuciture dei fianchi e sull’orlo erano applicate piccole perle di vetro di Murano che regalavano alla seta una caduta perfetta.
Il Delphos fu indossato dalle donne più visionarie del tempo, bisognava esserlo per proiettarsi così avanti nel futuro in un’epoca che prevedeva ancora corsetto e ingombrante biancheria intima. Isadora Duncan, Dolores del Rio, Eleonora Duse, la marchesa Luisa Casati e poi Peggy Guggenheim e Martha Graham..
E’ un abito che si adatta a tutte le taglie, splendido nella sua semplicità. E’ la sintesi perfetta di vestibilità, eleganza e funzionalità: in definitiva un grande esempio di ottimo design.
Mariano Fortuny visse e lavorò per buona parte della sua vita a Palazzo Orfei, Venezia, quello che oggi è la sede del Museo Fortuny. Ho avuto la fortuna di visitare il museo molti anni fa, prima del restauro e da allora la mia ammirazione per il suo lavoro non ha fatto altro che aumentare. Ricordo le grandi sale impolverate e ferme nel tempo, i velluti saturi di colore e la sensazione di respirare insieme agli odori anche una grande energia. Doveva averne da vendere per fare tutte quelle cose contemporaneamente e farle anche in modo così compiuto. Ma in fondo tutto si spiega se si pensa che Fortuny era sostanzialmente una unica grande cosa: un artista.
Fortuny era un geniale artista. E ogni volta che aprono il palazzo per delle mostre io ci vado perchè al di là di quello che viene esposto, in quelle sale sembra di respirare l’atmosfera di quegli anni.
Già. E non smette mai di sorprendere per le innumerevoli opere a cui ha messo mano.
Fortuny è una figura che mi ha sempre affascinato per la sua poliedricità e per il carattere così rivoluzionario e all’avanguardia della sua moda.
E mi ha sempre affascinato ad esempio il fatto che il procedimento di realizzazione del Delphos sia rimasto un segreto. Non c’entra nulla ma mi fa venire in mente un’altra figura incredibile, il Principe di Sansevero e i suoi segreti alchemici.
Spero un giorno di poter visitare il Museo Fortuny; mi aspetto forti emozioni.
Alessia
ElectroMode
Interessante l’accostamento con il Principe di Sansevero.. E tanto per rimanere in tema a me torna invece in mente una figura letteraria: il personaggio narrante di “L’opera in nero” di Marguerite Yourcenar, Zenone: un filosofo, scienziato e alchimista. Tutte figure affascinanti perché un po’ misteriose e sicuramente baciate dalla musa del genio. Spero che tu possa visitare presto il museo!