Bello.
Cristobal Balenciaga è uno dei grandi padri della couture, -il maestro di tutti noi-, come diceva avvedutamente Dior. Era un innovatore, a suo modo anche rivoluzionario, era un purista assoluto, nei fatti così come nel pensiero, ed era un sarto, uno dei più grandi che siano mai esistiti.
Aveva l’abitudine, per non perdere il contatto con questa sua eccelsa qualità, di confezionare personalmente, e a mano, per ogni sua collezione un tubino nero. Non di un nero qualsiasi, ma del nero più nero che esista: il Spanish Galia. In questo modo dava prova, prima di tutto a se stesso, di quanto lui fosse padrone di quell’arte raffinatissima e volubile. In quel nero assoluto non erano permessi errori né distrazioni, perché l’unico obiettivo era la perfezione e null’altro.
La grammatica della perfezione per Balenciaga era la sintesi, troppo spesso confusa per semplicità. Obiettivo irraggiungibile per molti. Non per lui, che fu l’esempio , nel lavoro come nella vita, di quel gesto che comprendeva tutto. Frutto di un lavoro incessante e maniacale, ma che, come per magia, sembrava sempre scaturire dal nulla.
Altri tempi!
Altri sarti!
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