Bello.
Jean Patou era un uomo raffinato e audace, tanto audace da lanciare nel 1929, in piena crisi economica (ricordiamo il crollo di Wall Street) il profumo più caro del mondo: “Joy”. E già il nome era un manifesto contro l’abbattimento e il pessimismo generale.
Non aveva torto, e il successo strepitoso di quel profumo, che dura ancora oggi, lo conferma. Non che rischiasse poco, visti i tempi che correvano, ma rischiò. Rischiò di nuovo quando nel 1931 propose il primo profumo unisex: “Le Sien”, per uomini e donne che amavano correre a grande velocità. Pensate con quanto anticipo immaginò questo tipo di parità..
Patou creava vestiti che si adattavano alle persone e non il contrario. Inventò lo sportwear per le donne che finalmente potevano non solo muoversi comodamente, ma addirittura fare sport. Erano suoi gli abiti con cui nel 1919 Susanne Lenglen vinse il torneo di Wimbledon, scandalizzando i benpensanti, perché il gonnellino così corto non lasciava molto spazio alla fantasia.
Era amico di Chanel (forse l’unico tra i couturier dell’epoca), non c’è da stupirsi, parlavano la stessa lingua. Quello che stupisce piuttosto è quanto un uomo abbia potuto immaginare quello di cui le donne avevano davvero bisogno, mettendosi letteralmente nei loro panni.
La storia ci suggerisce lezioni da tenere a mente. Ci indica possibili modelli di cui fare tesoro e soprattutto nei periodi di crisi ci insegna che l’immobilismo non è affatto una buona idea. Il coraggio e il talento possono fare la differenza.