Il paradiso può attendere?

MoMu(Olivier Theyskens per Rochas)

Bello.

Conosco persone che non amano affatto le piume, nutrono anzi una vera e propria fobia per tutto ciò che è piumato. Io, al contrario, ne sono letteralmente affascinata, sarei tentata quasi di collezionarle e non mi stanco di inserirle, di quando in quando, negli oggetti che creo.

Dal 20 Marzo si è aperta al MoMu Fashion Museum di Anversa la mostra Birds of Paradise che celebra appunto la presenza di questo elemento nella moda a partire dai fasti della Belle Époque fino ad oggi.

Una incantevole ossessione si direbbe, spesso addirittura fonte di vere e proprie visioni che si realizzano in abiti e accessori spettacolari. Perché le piume, con le loro infinite sfumature, l’aerea inconsistenza e il rimando a una dimensione altra, che non è quella terrena, scatenano una fantasia che trova il suo habitat naturale prevalentemente nell’haute couture.

L’istinto mi direbbe di correre a guardare la mostra, guardatevi il video e ditemi se non capita anche a voi:

Visionari. 3 . (Fate e regine).

andrea LaRoux 1

andrea LaRoux 2

Bello.

Si chiama Andrea LaRoux la fotografa di questa serie intitolata The Kingdom e che racconta di una visione gotica che ha per protagoniste fate/regine. Si potrebbe dire una favola a tinte forti di cui due sono i motivi portanti: tecnica e oniricità.

Andrea è di Torino e ancora una volta mi piace notare come questa città sia una fucina di creativi indipendenti, che seguono una rotta tutta personale con una certa dose di coraggio.

Mi piace l’uso del colore ‘urlato’, la messinscena che unisce gotico e barocco in un tripudio di eccessi.  Certo, è un lavoro ancora in progress, ma sono curiosa di vedere gli sviluppi di questa prima serie..

Torino in testa.

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Bello.

Ben pochi hanno idea di quali siano le caratteristiche della tipica signora torinese. Va innanzitutto detto che lei non è quella che sgomita per mettersi sotto i riflettori, né si ‘concia’ o esagera giusto per apparire.

Difficilmente sarà una fashion-victim, ancora più raramente si piegherà ai diktat dell’ultima tendenza. L’aplomb sabaudo per certi versi somiglia a quello inglese: un misto di autocontrollo con lampi di eccentricità inaspettati. Forse qualcuno dimentica che Torino è stata la capitale della moda italiana molto tempo prima che Milano si sognasse la fashion week. E che le sartorie e le modisterie torinesi erano eccellenze riconosciute. Questa è storia e la storia determina anche il pedigree..

L’altra sera all’inaugurazione a Palazzo Madama di Chapeau, Madame c’erano signore di ogni età, che per l’occasione non si sono fatte pregare e hanno tirato fuori dalle cappelliere i loro copricapi più individualisti. Tra civetteria e ironia.

Qualcuna è arrivata in scooter e, tolto il casco e il giubbino anti-vento, si è trasformata così: ???????

 

Qualcun’altra è arrivata a piedi e con l’aria algida da regina si è fatta i tre piani a piedi per raggiungere la location della mostra e alla fine appariva così: ???????

 

Altre sono arrivate in bici, con i loro cappellini al vento, come lei: ???????

 

Altre ancora, sdegnosamente, hanno preso l’ascensore, e giravano con il naso in su: ???????

 

Ad accoglierle tutte all’ingresso c’era lei: ???????

 

E per finire, quello che c’era dentro ad aspettarle non era niente male.. ??????? ??????? ??????? ???????

Visionari. 2

monica vitti

Bello(a).

Da un po’ di tempo mi torna in mente il viso di Monica Vitti, che periodicamente viene citata come esempio di icona moderna al di là del tempo in cui ha calcato le scene.  Non ultimo l’omaggio di Letitia Casta a Sanremo, carino certo, ma dimenticabile.

La Vitti rimane sempre più l’esempio di un pezzo unico.  Una bionda, con i modi da rossa e lo sguardo da bruna, praticamente il giro del mondo in una sola persona. Una specie di aliena anche per la moda, che non è mai riuscita a definirne lo stile, forse perché non esiste un catalogo per le dee. A suo modo una visionaria, per aver inventato (o magari solo assecondato) un tipo di donna che non esisteva negli anni ’60 e nemmeno ancora oggi.

Sentir parlare di grande bellezza a destra e a manca, il più delle volte a sproposito, mi provoca immancabilmente il desiderio di rifugiarmi in storie come questa, dove la bellezza non ha bisogno di essere chiamata ‘grande’.  Semplicemente si spiega da sola.

La forma del tempo nuovo.

0039-1929

0040-1929

Bello.

Ho amato da sempre questo abito, è di Madeleine Vionnet, datato 1929, l’anno del crollo della borsa di Wall Street. Un anno cruciale, in cui la povertà di lusso di Chanel cominciò ad andare stretta. Coloro che, nonostante la crisi, continuavano ad essere ricchi, non desideravano mettere in piazza la loro fortuna (da veri puritani), d’altronde non volevano nemmeno apparire come quelli che la ricchezza l’avevano repentinamente perduta.

La moda aveva bisogno di cambiare ancora. Chanel cercò un compromesso arricchendo i suoi abiti con cascate di gioielli falsi o veri, mischiati, così da confondere le idee.  Vionnet non era fatta per i compromessi, cercò, come al solito, il suo punto di vista più autentico.

Questo abito, secondo me, ne è la prova: semplicemente lussuoso. Ma è un lusso nuovo, non c’è nulla che luccica, c’è una cognizione del corpo che è prepotentemente dinamica e allo stesso tempo sensuale.

Significa che il rapporto corpo-movimento-bellezza è compiuto.

Lampi d’inverno.

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Bello.

La collezione aut./inv. 2014-15 di Nina Ricci disegnata da Peter Copping ha attratto la mia attenzione per questi due capi e per un paio di scarpe.

L’intera collezione è in linea con lo stile sapientemente classico della maison: molta comodità per il giorno, un certo lusso con accenni di audacia per la sera. Ma questi pochi pezzi mi sono sembrati un’occasione sprecata per approfondire un approccio meno scontato.

Beauty.

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Bell0?

La bellezza non è un frutto né un seme.  La bellezza è una falena dalle ali piumate e bianche, che vola solo di notte.  Non viene a cercarti.  La puoi vedere se stai sveglio, quando tutti gli altri dormono.

Beauty is not a fruit neither a seed. Beauty is a White Plume Moth  flying only at night. It’s not looking for you. You can see it if your’re awake while everyone else is sleeping.

(lino, cotone, seta, tulle e pelle – linen, cotton, silk, tulle and leather)

Le sfilate non finiscono mai..

rick owens 2014-15Bello?

Credo che l’intento ultimo di Rick Owens sia quello di portare allo sfinimento il pubblico delle sfilate. Guardare per credere:

https://www.youtube.com/watch?v=J2qiELvT3Lk

Già solo per questo lo ammiro.

Quando le mani pensano.

sartoria 1

sartoria 2

sartoria 3

Bello.

Per quanto mi riguarda vado molto fiera dell’appellativo sarta.

Capita di sovente, però, che rispondendo alla classica domanda: – Cosa fai?- e dopo la mia risposta: -La sarta-, io veda sguardi perplessi, come a dire: ma dai, fai molto di più… La stilista per esempio. Come se il termine sarta non comprendesse già tutto o comunque non fosse sufficiente a delineare un posto di tutto riguardo nell’ambito della moda.

E’ un fatto che la maison Dior abbia invitato gli studenti a visitare gli atelier dove sono all’opera i sarti, e non gli uffici stile. Come a dire che l’eccellenza si crea in atelier, con il filo e il ditale..

Io amo gli strumenti di sartoria di un amore tardivo e per questo motivo ancora più profondo. Ho scoperto dopo qualche anno dai miei esordi quanto mi piacesse tagliare e cucire e quanta parte del processo creativo passasse attraverso i gesti del fare. Oggi so che le mie idee migliori non nascono sulla carta, ma ‘facendo’.

Per come la penso io, anche i giornalisti che si occupano di moda dovrebbero avere appreso almeno le nozioni basilari della sartoria. Si è mai visto un giornalista che si occupi di politica che non conosca il funzionamento del parlamento?  Almeno si eviterebbero un bel po’ di strafalcioni sulle descrizioni di tagli e tessuti.

Rimango dell’idea che qualche buona scuola di sartoria in più sarebbe assolutamente necessaria, magari al posto di varie ed inutili scuole di design, che vendono l’illusione che chiunque possa diventare uno stilista, pur non avendo alcuna nozione di sartoria. Eppure quell’antico detto impara l’arte e mettila da parte mi sembra più attuale che mai.

Cucire diventerà mai di moda? Voglio dire, succederà mai che i trend-setter scopriranno quanta bellezza passa da quei gesti e da quella concentrazione? Che la macchina per cucire produce un suono e non un rumore? (Marras se n’è accorto..).