Brutto.
Collezione aut. inv. 2014/15 di Gareth Pugh. Ancora una volta rimango perplessa di fronte a tanta approssimazione, mancanza di idee e fintissima avanguardia.
Le bamboline con la chiavetta sulla schiena mi ricordano innumerevoli saggi dei bambini alla materna (e spesso erano svolti anche meglio), l’abito di plastica trasparente è un tale déjà vu che fa davvero male agli occhi. La mancanza di ispirazione in fatto di tagli e modellistica mi lascia interdetta. E pensare che da qualche parte ho persino letto: – Finalmente è tornato il vero Pugh! -.
Non sarò cauta, e nemmeno politically correct: questa collezione era meglio non farla. Non aggiunge nulla, semmai toglie. Non è nemmeno commerciale, che sarebbe già qualcosa.. Meglio sarebbe il silenzio. Tra l’altro Pugh, essendo giovanissimo, di tempo ne ha: per riflettere, sperimentare, o anche solo riposarsi.
Parafrasando Moretti: ti si nota di più se non ci sei a tutti i costi.
Dire orribile è poco
La presunzione di mandare in passerella questi abiti pensando magari di essere i primi a fare cose del genere, questo denota anche mancanza di una minima cultura in fatto di moda.
Purtroppo nel mondi ogii chi si ferma è perduto, motivo per cui si parla anche quando non si ha nulla da dire. Come in questo caso.
peccato.
Si, un vero peccato. Come per quelli che non sanno tacere al momento giusto. Ho la sensazione che sia un peccato di gioventù. Per questo, in fondo, perdonabile.