Brutto.
Se c’è una parola che non possiede un reale significato, questa è cool.
Volatile, opinabile, termine con cui si liquidano persone e situazioni in un attimo: non è cool la mostra su Krizia, fare il sarto, essere beneducati, mangiare carne, essere monogami, confessare di non essersi mai fatti una canna, andare in chiesa, non avere tatuaggi.
O forse no?
Magari oggi, senza che io me ne sia accorta, tutto questo è diventato cool.
Cosa significa essere cool? Nessuno lo sa. Ti fanno degli esempi: tizio è cool. Ma poi ti accorgi che il più delle volte si tratta solo del personaggio più mediatico del momento.
Resto comunque dell’idea che per auto-definirsi cool sia necessario avere una incommensurabile faccia da culo, e non è semplicisticamente un gioco di parole. D’altra parte non è un’occupazione che implichi un grande sforzo mentale: basta quel minimo di sciatteria mischiato con uno o due oggetti riconosciuti come status symbol. Il tutto portato con una verosimile attitudine alla perversione e un grado di nonchalance che rasenta la banalità.
Dopodiché le riviste e i social network faranno a gara per avervi in vetrina.