Il mio augurio per il 2015: che la bellezza sia con voi.
Mese: dicembre 2014
Sentimenti low cost.
Luci ed ombre.
Bello?
Givenchy by Alexander McQueen, Autunno Inverno 1999 (ph. Thierry Orban).
Sarah Burton: “Ricordo una collezione – il prêt-à-porter autunno/inverno 1999-2000- che presentava un modello di un corpo robotico in Perspex. Il ragazzo che aveva realizzato il lavoro ci disse 10 minuti prima che il modello uscisse: “Se lei suda nell’abito, muore fulminata. Quindi dille di non sudare”.
Givenchy by Alexander McQueen, Fall Winter 1999 | Photographed by Thierry Orban | Sarah Burton: ‘I remember one collection – the prêt-à-porter autumn/winter 1999-2000 collection – which involved a model in a Perspex robotic body. The guy who made the robot told us ten minutes before the model walked out, “If she sweats in the suit, she’s going to electrocute herself. So tell her not to sweat”.
Storie di donne e di moda – Palazzo Madama, Torino
Bello.
Che cos’è un abito, un accessorio se non una fonte di ricordi? E’ quella macchina del tempo che ci rimanda a come eravamo in un momento preciso del nostro passato; racconta più di una foto, perché lo abbiamo portato sulla pelle, perché la sua tridimensionalità lo rende concreto.
Da queste suggestioni nasce il progetto di Palazzo Madama, Torino: Torino un secolo di moda. Di questo progetto fa parte la mostra inaugurata ieri e visitabile fino al 18 gennaio 2015, Affetti Personali – Storie di donne e di moda.
L’idea è proprio quella di creare una raccolta che parli di storia della moda attraverso gli oggetti donati dalle torinesi che hanno vissuto personalmente, o per altre vie, quegli anni in cui la città era il luogo della moda italiana.
Attraverso un dono la propria storia diventa così storia di tutti e quindi patrimonio protetto, condiviso e tramandato. Le storie che accompagnano questi oggetti di moda sono state raccolte inoltre su video consultabili sul canale youtube di Palazzo Madama, in modo che anche il racconto orale, prezioso, non vada disperso.
Le donazioni comprendono anche fotografie e attrezzi dei mestieri della moda e permettono di far luce su eccellenze artigiane ormai scomparse, ma fondamentali per annodare i fili di una storia del made in Italy che ancora stenta a trovare una completa esposizione.
Immagino che questo progetto, piccolo ma significativo, sia un bel modo per muovere i primi passi verso la creazione di sedi museali che contemplino la moda e la sua storia come fenomeno culturale anche in Italia. E chissà che altre città, considerate più glamorous in fatto di moda, non possano prendere spunto da questo esempio collettivo e gratuito.