Pellizza da Volpedo, 1901 – Parigi, 2015
Brutto?
Se gli abiti possono raccontare la storia – e lo fanno, senza dubbio – allora ci conviene riflettere su questi due colori, marrone e blu, così evidenti e pervasivi. Come blocchi o meglio idee, ideologie.
Ci conviene riflettere anche sui gesti, gli sguardi e il modo di portare quegli abiti. Quegli abiti non sono solo pezzi di stoffa, e in questo caso la faccenda è evidente.
Non si tratta meramente di politica, la questione è ben più profonda, si tratta di umanità.
p.s. Un’amica mi fa giustamente notare che il blu/nero/grigio è ormai diventato il colore di tutti gli strati sociali, compresi quelli meno abbienti. Mi soffermo però sul titolo del dipinto: Il quarto stato. Il quarto stato nella Francia pre-rivoluzionaria, come tutti sanno, non esisteva. Il terzo stato comprendeva tutti coloro che non appartenevano all’aristocrazia e al clero, compresi i ricchi borghesi e la cosiddetta noblesse de robe (appellativo quanto mai interessante). Il quarto stato di Pellizza da Volpedo diventa quindi uno stato nello stato. Paradossalmente potremmo persino dire che entrambe le immagini si riferiscono alla stessa classe sociale – o perlomeno nel secondo caso all’evoluzione del primo -. C’è di mezzo oltre un secolo di storia e quel colore ce la racconta meglio di tante parole. Così come ce la raccontano i cappotti e quel camminare serrati che a me fa pensare all’avanzare dei Caschi Blu (vedete come il colore ritorna?).