Brutto?
La collezione donna autunno inverno 2015-16 di Gucci disegnata da Alessandro Michele è il proseguimento ideale di quella maschile presentata a gennaio, e di cui ho già scritto.
Evidentemente il successo della linea maschile deve essere stato talmente eclatante da convincere lo stilista (e la proprietà del marchio soprattutto) a ripetere l’esperimento. Oppure dietro a tutto questo c’è una strategia che io chiamo fattore Prada.
Guardando la sfilata, non è difficile intuire a cosa mi riferisco: si tratta di quel tanto di spiazzante, disarmonico, disturbante che a conti fatti cattura l’attenzione e lascia immaginare una insostenibile profondità di intenti. E aggiungo che non mi scomoderei a citare fantomatiche terre di mezzo, piuttosto che le visioni contemporanee che più contemporanee non si può. E nemmeno quel gran precursore di Roland Barthes. Basterebbe, senza andare troppo lontano, ricordare passate collezioni di Kristina Ti..
Se poi tutto ciò si tramuti in vendite, non saprei dirlo. Provo ad immaginare la cliente-tipo di Gucci vecchia maniera di fronte a quegli outfit, che un po’ rimandano ai mercatini delle pulci, un po’ alle accozzaglie di certe adolescenti post-radical.
Se addosso alle ragazzine che sfilano in passerella l’effetto è giustamente credibile, non giurerei altrettanto per la cliente-tipo di cui sopra.
Ma confesso che le strategie di mercato di un grande marchio sfruttano logiche per me ostiche e quindi ignote. E perciò sospendo cautamente il giudizio e mi fermo ad osservare.
Concordo. Anzi, mi pare una scopiazzatura più che un “effetto”. O, per usare un termine più fashion-correctly, una “citazione” pradesca. Questo brutto che viene spacciato per bello ha un po’ stufato, credo.
Vallo a dire ai giornalisti che ne fanno una questione di costume INTERESSANTISSIMA! 🙂
eh, sarei anch’io un giornalista, o almeno è il mestiere che mi dà da vivere (la discussione ci porta lontano ed è trita: la critica di moda non esiste, inutile girarci intorno). Ma torniamo alle definizioni. La più gustosa che ho letto ultimamente (non riferita a Gucci ma a Prada) è l’imperfezione chic. E l’ho letta in una rubrica settimanale che cita, settimanalmente, Prada. Sarà un caso?
L’imperfezione chic è proprio una chicca!! 😀 Riguardo ai giornalisti, è chiaro che bisogna pur vivere e riviste e giornali pongono limiti che a loro volta gli sono imposti dalla sopravvivenza dei giornali stessi. Quello che proprio non capisco è la claque sul web, da parte di persone che non hanno vincoli di questo tipo. Forse a furia di velocità e spizzichi di pseudo-informazioni è il pensiero critico tout court che è andato in pensione?
Tralasciando che nella prima immagine mi sembra di scorgere una fantasia geometrica MOLTO PRADA, concordo in pieno….vorrei tanto vedere questa collezione indossata non da teenager, ma dalla signora che l’età dell’innocenza l’ha superata da un pezzo… decisamente Brutto!
Brutto, decisamente brutto.
E’ una collezione che trasuda stanchezza e dejavù
Milla
http://turnonchic.com/