Againstfashion.

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Bello?

Mi chiedono spesso perché questo blog già dal nome si schieri contro qualcosa che in apparenza sembra invece alimentarlo. E poiché io gli abiti li faccio, la posizione appare oltretutto poco coerente.  Ora io cercherò di spiegare perché sono contro il Fashion però del tutto in favore della Moda, attraverso poche e semplici parole.

Fashion è Fast & Furious, Fugace e Falso.  E’ pura Fisica: Fisso e Finito (ma potrebbe essere anche una questione di Fisico..). Fashion è una Fissazione che spesso Finisce in un Flop, è come un Fuoco Fatuo.  Fashion è Fantasmagorico, tanto da apparire Furbo, Fastidioso.  Fare Fashion è come Fare Footing; è dove Finisce la Favola.  Fashion è il Fenomeno della Fiera, inFiocchettato a dovere, per i Fischi della Folla.

Moda è un Mondo, il Modo di Manifestarsi della Modernità, senza Mezze Misure. La Moda si Materializza Mentre il Mondo Muta.  Mettersi nella Moda significa Modulare le Mani insieme alla Mente.  Significa Meditare e poi Mandare Messaggi in Musica (una Melodia Misteriosa o un Mantra).  Moda è un Mestiere Mutevole, Ma Moda è anche il Mezzo per Mostrare il Mio Modo di stare al Mondo.

 

L’orda barbara.

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Brutto

Balenciaga autunno inverno 2016/17.

E dopo aver visto l’ultimo scempio di Demna Gvasalia su di un marchio storico a me particolarmente caro, il sospetto si tramuta in qualcosa di più.  Penso che sia stato messo in mano a un’orda di giovani e fanatici dell’assemblaggio compulsivo un giocattolo troppo complesso e prezioso.  Ecco la nuova generazione di stylist, poco credibili come stilisti, del tutto improbabili come couturier (ma non chiediamo tanto).

Il rischio è sotto i nostri occhi: il giocattolo rischia di rompersi.

Cristobal Balenciaga era colui che Dior (non certo prodigo di lodi) definiva il maestro di tutti noi, e in effetti la perfezione dei suoi abiti era parte fondamentale del suo stare nella moda, insieme a tutto il resto.

Alla luce di questo mi chiedo, ma non era l’heritage dei marchi storici uno dei valori più cospicui, da difendere ad ogni costo?  Mi sorge il dubbio che si sia preso un abbaglio, scambiando per storia il vintage dei mercatini del bric-à-brac.

Il disegno appare chiaro, come al solito la tendenza è quella che conta e se la tendenza porta soldi, allora si plaude al genio. Infatti già dopo la sfilata si è parlato di successo. Dando per scontato che lo stilista porterà nelle casse del marchio gli stessi soldoni che sembra aver fatto con Vetements. Eppure i commentatori di settore dovrebbero saperlo che non stiamo parlando dello stesso pubblico..

 

Uno contro tutti.

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Bello.

“I plonked myself in my studio, and I draped every single piece myself… In this day and age, that’s not easy, and so that’s something positive that I can offer. It’s maybe as far away from fast fashion as I can do” – Rick Owens

Rick Owens, autunno inverno 2016/17.

Si, lo so che molti storceranno il naso davanti ai suoi drappeggi elementari come quelli che da bambini facevamo sulle bambole. D’altra parte è indubbio che non ci troviamo certo di fronte ad un sarto.  Non è questo il senso del mio plauso.

A dirla tutta il suo gesto vagamente naive me lo fa assomigliare un po’ come a un Don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento.

 

 

 

 

Il difetto è la virtù (?)

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Brutto.

Vetements, collezione autunno inverno 2016/17.

Ora capisco perché questo marchio è stata tra i primi a votarsi alla moda pronta.

Non c’è dubbio che l’attenzione per la vestibilità e la modellistica accurata non siano tra le massime preoccupazioni del gruppo. E questo certo facilita, e non poco, il processo produttivo. Oltretutto anche il concetto di taglia sembra essere abbastanza vago. Un altro punto in favore del see now buy now.

Tutti motivi per sveltire il lavoro. Sarà questa la soluzione?