
Bello.
Un bell’articolo su La Repubblica, scritto da Quirino Conti (uno dei pochissimi giornalisti di moda che mi fornisca ancora spunti interessanti) prende in esame quella che da molti viene definita la “femminilizzazione della moda maschile”
C’è una domanda, nell’articolo, che mi sembra racchiuda in sè un grande ventaglio di riflessioni: “Ma c’è forse un soprannaturale decalogo che regoli per sempre il sesso delle forme e dei concetti, costringendo dunque anche un abito ad essere quello e null’altro?”
La risposta a me pare scontata se solo mi rivolgo al passato e osservo gli abiti maschili precedenti all’avvento della moda borghese. Si tratta quindi non di una novità assoluta, nemmeno di una provocazione – come molti ritengono -. Uno dei semplici corsi e ricorsi della Moda, che fornisce le forme adatte alla contingenza, che forgia lo stile del momento.
Sciocco chi si scandalizza, pensando a uno stravolgimento della natura. Ma di quale natura parla, visto che gli abiti sono artifici? E lo sperimentiamo ogni giorno, mentre assumiamo la forma che un tacco altissimo regala al nostro piede, o un corsetto al nostro busto..
Dunque la Moda può tutto. Questa è la grande rivoluzione che non ha fine.
Ps. Per chi avesse ancora qualche dubbio in proposito, consiglio la lettura di questo articolo su The Atlantic: “Pink wasn’t always Girly“, che vi racconta la storia del rosa.