Brutto.
L’ingratitudine è una delle cose che più mi fanno soffrire. Certo, con il tempo ho imparato che rappresenta una fetta considerevole delle manifestazioni umane in fatto di scambi reciproci, ciononostante ancora rimango sconcertata.
La moda è un sistema complesso (come tutti i sistemi d’altronde), non sfugge alle regole e alle consuetudini che valgono per ogni settore umano e poichè di persone si tratta, sarebbe bene concentrarsi ogni tanto su quello che io chiamo l’arte di stare nel mondo.
Sarà bene ogni tanto ribadire che anche nella moda valgono parole e fatti che si chiamano etica, lealtà, buona educazione, gentilezza, sensibilità, riconoscenza, umiltà, intelligenza. Sembra scontato, ma non lo è affatto. Lo constato ogni giorno, scontrandomi con episodi di “normale” smemoratezza verso ognuno di questi termini.
la moda, anche quando non sembra, possiede in sè questo impulso verso la bellezza che è il motore che la alimenta, e automaticamente chi la frequenta dovrebbe essersi fatto più volte domande in merito. Cosa è bellezza? Sono solo gli abiti o piuttosto un’attitudine? E’ relativa a un modo di essere, di muoversi nel mondo che in questo caso si esplicitano nel disegnare vestiti? Si possono fare abiti belli pur essendo delle brutte persone?
Nei miei corsi tento continuamente di far passare alcuni di questi concetti. Provo a piantare semi, sperando che prima o poi diventino piantine. Immagino che la presenza di un maestro sia pur sempre necessaria e, con i miei limiti, provo ad esserlo. Cerco di insegnare che la bellezza risiede anche nei gesti piccoli che riguardano solidarietà e rispetto per chi ci vive intorno. Che la moda può a volte offuscare il senso critico ed è perciò necessario rimanere centrati su di un nucleo di autenticità.
Ma la bellezza a volte fugge lontana, mentre il mondo fatto di parole come successo, fama, soldi, notorietà… Prende il sopravvento.
Ed è ogni volta una piccola/grande delusione.
Adriana, non sei la sola a pensarla così. Apprezzo tantissimo il tuo post.
Bellezza intesa come grazia, rispetto, amore per il ben fatto (nelle cose e nelle relazioni) sono concetti che non fanno click ma che ci differenziano se li condividiamo e li pratichiamo nel nostro quotidiano.
E penso che sia giusto farne un punto di forza, perché è una forza che non urla e che arriva da dentro, e che pochi hanno.
Un abbraccio, buon lavoro ! 🙂
Grazie per il tuo commento che mi fa particolarmente piacere, perchè spesso le mie parole vengono fraintese.
Il vero stupore è constatare quanto poco costino i gesti di autentica gentilezza rispetto al mal-pensiero. Eppure rimangono quelli meno praticati. Un abbraccio anche a te.
Concordo. L’arte di stare al mondo, nel senso di eleganza dei modi, di correttezza, lealtà, eleganza, capacità di dialogo e di confronto, serietà dello scrivere e del valutare, in tanta parte della moda ( e non solo) sono perdute. Prevale l’interesse: mi dai un articolo sul giornale, allora vali, ti considero, ti peso, mi servi. In questo blog se ne è già parlato tanto, con nomi e cognomi, non è da tutti. Pur dall’altra parte della barricata, come giornalista, non posso che essere d’accordo. Sono pochi quelli che non plaudono a comando (e naturalmente spero di entrarci). Tanti inseguono la tentazione di riconvertirsi in blogger, trasferendo sulla carta stampata i moduli della rete: un post ammiccante, quattro citazioni di brand, un paio di hashtag, e credi di essere nel numero che conta, fai tanti like e ti senti parte di chi determina il gusto, lo stile, qualunque cosa sia. La parola chiave è riconoscenza. Personalmente sono circondata da smemorati.
Mi dispiace. E non è che “mal comune mezzo gaudio”, preferirei di gran lunga che ci fossero esempi di correttezza, lealtà e gratitudine da cui attingere un po’ di ottimismo. Ma negli ultimi anni la sola parola che riesco ancora a concepire a fronte di tante brutte abitudini è resilienza.
Spero di continuare ad avere l’energia per mantenerla e la auguro anche a te! 🙂