Bello.
Valentino alta moda primavera estate 2018. Non solo rosso e finalmente non solo nero.
Colori come intenzioni,
Colori che svolazzano ma non bisbigliano. Declamano.
Brutto.
Ha fatto il giro del web (una volta si diceva del mondo) la storia di quella influencer che ha scritto all’albergatore di Dublino chiedendo un soggiorno gratis per lei e il fidanzato in cambio di visibilità sui social. L’albergatore dopo averle risposto picche ha pensato bene di pubblicare botta e risposta sulla sua pagina social, rimandando così al mittente lo stesso furbo stratagemma.
Già, perchè nonostante la marea di commentatori si sia automaticamente schierata con l’albergatore, in questa storia non si salva proprio nessuno. Non la ragazza che, tronfia del suo gruzzoletto di follower, era quasi certa di farli valere come moneta sonante cavalcando un malcostume generale. Non si salva nemmeno il proprietario dell’albergo che ha colto la palla al balzo per farsi una immeritata pubblicità.
Si, perchè quale merito c’è nell’aver risposto semplicemente -No, grazie- a una richiesta ridicola?
Diciamo che la ragazza in questione non brilla certo per arguzia e che l’albergatore invece deve essere un gran volpone e diciamo pure che sarebbe ora di dire basta a questo tipo di condivisioni, dove diventa virale solo ciò che è inutile.
La sete di visibilità ci ha offuscato il cervello, per non parlare del senso critico e ci prestiamo così facilmente a questo gioco di rimbalzo, senza nemmeno accorgerci di quanto a guidarci sia l’interesse di qualcuno che nemmeno conosciamo.
Bello.
Un mio articolo di qualche tempo fa, che ha ricevuto una quantità di visite e condivisioni tale da stupirmi. Forse perchè ho catturato il pensiero di molti?
In ogni caso vale la pena di ribadire, nel caso qualcuno se lo fosse perso:
Bello.
Ho imparato, soprattutto di recente, che i momenti felici vanno vissuti intensamente perchè rimangono per sempre. Sono come piccolissime isole che possiamo visitare ogni volta che ne sentiamo il bisogno.
Questo è stato il giorno del mio compleanno e lo conserverò con cura, insieme a tutti gli altri: il mio atollo personale e pefetto.
Bello.
Il cielo è scuro e la luce che entra dalle finestre è così scarsa da attutire ogni colore. Cade pioggia ormai da due giorni ed è impegnativo scovare l’energia per vestirsi e affrontare la città.
Ma domani è il mio compleanno e avrò voglia di mangiare cibo speziato. Ho cercato il miglior ristorante indiano della città e prenotato. Mi servirà qualcosa da indossare per scacciare i malumori del maltempo. Cerco qualche suggestione e mi viene incontro Paul Poiret, con i suoi colori come “robusti lupi gettati nell’ovile”.
Non potrei mai permettermi questo abito, nemmeno se sapessi dove trovarlo, ma mi fa bene vedere un esempio di ciò che vorrei. Non copierò quest’abito: non è accettabile accontentarsi di una copia. Sceglierò qualcosa che me lo ricordi per associazione di idee e non per aspetto. Non riempirò il mio armadio con un altro abito: ho fatto un patto con me stessa.
Un abito può contenere un buon proposito, un’idea. Può essere un amore platonico.
Bello.
Le chiamano befane, streghe o puttane.
Loro non sono definibili, nemmeno un po’: nessuno è un’etichetta.
Ma le signore vi ricambiano allegramente e travestendosi da brutte vi regalano carbone mentre scorazzano per il cielo come centauri.
Gli avevano dato una scopa per spazzare e tacere e loro ne hanno fatto un cavallo, un tappeto magico.
W le befane.