
Bello.
Sarò di parte e lo premetto: di Alaïa ho un immenso rispetto. Perchè è uno che la storia della moda la conosce a fondo. Perchè è l’unico che è riuscito a capire come andava indossato un vestito di Vionnet dopo che neanche i responsabili del Musèe de la Mode e du Textile di Parigi ci avevano capito un’acca.
Perchè è un outsider, e lo è davvero.
Inutile spiegare cosa significa, inutile star qui a raccontare delle cose splendide che ha fatto e di come si può fare tutto questo senza montarsi la testa nemmeno un poco. Certe cose si spiegano da sè.
Detto questo, la sfilata di Alaïa non fa notizia ed è un peccato. Ma restare ai margini del circo ha un suo prezzo. Però quello di cui spesso ci si dimentica è che questo ha anche qualche vantaggio: il suo lavoro ne è la dimostrazione lampante. Mi piacerebbe che ce ne fossero di più di creatori di moda così (chiamarlo stilista mi sembra un affronto): uno che da ragazzino aiutava le donne a partorire, che è stato amico di Arletty, che ha scoperto Naomi Campbell, che ha ricevuto due oscar della moda, che con l’invenzione del suo body ha cambiato le abitudini delle donne.
Insomma, restare ai margini ti dà la possibilità di essere quello che vuoi essere. Non tutti ne sono capaci.