Un Armani al giorno.

 

Brutto.

Armani Privè, alta moda primavera/estate 2019.

Brutti quei copricapi: un mix and match tra gli anni ’20 e gli ’80. Accessori che completano outfit altrettanto indecisi in cui si può trovare davvero di tutto, dal vinile alle nuvole di tulle, dai colori sgargianti alle fantasie tremolanti, dalle frange alle rouches…

Armani è un’istituzione e magari si presuppone, ormai, che possa permettersi tutto.

Dior in bianco e nero.

 

 

Bello.

Christian Dior alta moda primavera estate 2018.

Dal Surrealismo al sogno in bianco e nero, da Leonor Fini all’illusione ottica.

Non ho dubbi, l’impronta femminile su questa collezione è potente e la si scorge in ogni dettaglio. A volte non c’è bisogno di colori per spiegare un sogno. Ma d’altra parte bianco e nero hanno mille sfumature.

I’m an absolute beginner.

 

Brutto.

Il marchio Redemption debutta a Parigi nell’alta moda per la stagione primavera estate 2017 ed io non posso fare a meno di chiedermi perchè?

Come mai un milanese appassionato di biker che pochi anni fa faceva il fotografo e prima ancora si occupava di finanza, decide non solo di diventare un designer, ma addirittura di dedicarsi all’alta moda?

Lui lo dice, e si vede, che di moda ne sa poco. Si vede dall’uso di tutto quel tessuto, di tutti quei volumi e poi un vedo-non vedo talmente abusato che non merita nemmeno un secondo sguardo. Escamotages usati da chiunque immagini che couture sia sinonimo di abbondanza, piuttosto che di sottigliezze, di ricerca sopraffina, di tecnica spericolata e precisa. L’alta moda è il gradino più alto e arrivarci saltando tutti gli altri gradini può essere molto rischioso, a meno di essere veri geni.  L’abbondanza può avere un senso se alla base c’è una visione innovativa. Ma sono innovativi quegli strascichi? E la pelle con le borchie? E i fiocchi al collo?

Tutto questo l’ho già visto più e più volte; non lo definirei vecchio, piuttosto abusato, che è un modo gentile per dire che non ne avevamo bisogno, che è l’ennesima visione personale che non aggiunge una virgola al presente, per non parlare del futuro…

Non è una colpa essere un absolute beginner, anzi, per certi versi la pulizia di partenza potrebbe consentire addirittura una marcia in più. E’ una colpa però pensare che per inventare abiti basti questo.

 

La differenza.

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Madeleine Vionnet

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Valentino

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Cristobal Balenciaga

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Cristobal Balenciaga

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Madeleine Vionnet

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Jacques Fath

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Charles James

Bello.

Quando si dice che la differenza sta nei dettagli, si dà per scontato che chiunque sia capace di notarli. Si dicono cose, a volte, che in realtà non stanno né in cielo e né in terra, perché i dettagli sono di per sé sfuggenti. Amano farsi beffa degli occhi poco allenati o frettolosi.

I dettagli  (quei particolari in sordina che eppure reggono l’intera opera sulle loro fragili spalle), richiedono dedizione e premiano solo chi ha la pazienza di affrontare la lenta contemplazione.  D’altra parte sono il frutto di menti e mani che di lentezza hanno fatto un mantra.

Chi avrà la pazienza di aspettare in premio la loro stupefatta scoperta?

Working.Classic

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Bello.

Se anche Lagerfeld per Chanel si accorge che la sartoria è il luogo della modernità e dell’eccellenza, vuoi vedere che pure fare il sarto diventa un mestiere cool?

La collezione alta moda che viene mostrata mentre le sarte sono al lavoro, è esemplare in questo senso: tutta giocata su rigore sartoriale, lavorazioni artigianali e bei tessuti.

Per ribadire che il lusso nasce in atelier.

 

 

Il prezzo della bellezza.

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Bello.

Haute Couture SS 2016 di Luigi Borbone.

Ero sicura che Luigi non mi avrebbe delusa, e guardando le immagini sono stata ancora più dispiaciuta di non aver potuto essere presente alla sua sfilata: avrei voluto guardare da vicino ognuno dei suoi abiti.

Questo couturier non ama fare giri inutili intorno alle sue ispirazioni, è maestro nel cogliere l’essenziale e restituirlo limpidamente.

Il tema scelto per questa collezione non poteva appassionarmi di più. Ricordate una delle scene finali di quel meraviglioso film di Sally Potter, Orlando? La scena in cui Tilda Swinton corre a perdifiato in un labirinto fatto di siepi e quasi ad ogni svolta cambia d’epoca e d’abito. Ecco, è uno dei frammenti cinematografici che ho amato maggiormente e che spesso, quando penso ai film in costume, mi torna in mente.

Il tema è quindi il labirinto, ma anche il tipo di femminilità proposto dal romanzo di Virginia Woolf e impersonato da Tilda Swinton, così come il mito di Kore/Persefone (con un altro rimando cinematografico sublime: Romy Shneider in L’enfer).

Femminile e maschile quindi, ma senza derive modaiole, visto il recente accanirsi sul termine no gender. Qui la femminilità è chiara e non ha bisogno di eccedere, nemmeno di andare troppo lontano. Bastano colori accennati, tessuti che non pesano, un niente di luci, una sintesi di forme.

L’ho già detto che Luigi ama le donne, aggiungo anche che credo lui conosca il prezzo della bellezza, che non risiede nell’abbondare e strafare, ma nel ricercare l’armonia delle cose quasi invisibili.

In quel quasi è nascosto il segreto.

Dal surrealismo in caduta libera verso il realismo.

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Brutto.

Schiaparelli haute couture primavera estate 2016.

Imbarazzante.

Suzy Menkes plaude a questa inversione di rotta verso un realismo a suo dire molto contemporaneo. Io parlerei di realismo, si, ma di stampo sovietico. Perlomeno a giudicare dal risultato estetico. E non è un complimento, almeno per me.

Cibo alle folle, temi terra-terra (è proprio il caso di dirlo, mancano giusto le zolle di terra, le radici ci sono già).

Accostamenti cromatici poco donanti, decorazioni appiccicate un po’ qua e un po’ là.

Riferimenti storici banalizzati: ve la ricordate l’aragosta di Dalì sull’abito di Wallis Simpson? Cosa ci fa ora su quel corpino, svuotata di qualsiasi valenza di feticcio erotico?

Inguardabili persino trucco e parrucco, e si che stiamo parlando di alta moda..

Ci sono abiti poi, che sembrano realizzati da chi è avvezzo, nel migliore dei casi, a drappeggiare tessuti sulla bambola, tanto lontana appare la sapienza modellistica. E pensare che Bertrand Guyon vanta 7 anni da Valentino e ben 11 da Christian Lacroix!  Resto perplessa, mi chiedo quale sia il senso di perdurare in un settore tanto esclusivo se non quello di esserci e basta.

E’ questa l’innovazione, la straordinarietà di uno stilista che ama ripetere: “The very essence of couture is about creating the extraordinary out of ordinary”  ?

 

 

 

 

 

Leaving Dior.

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Bello.

Alta moda 2015/16, Dior.

Quello che più apprezzo in Raf Simons è la sua onestà nell’affrontare le sfide e quella che ha vissuto negli atelier di Christian Dior non era certo da poco. Anche in questa sua ultima (in ogni senso) collezione per la maison più celebrata di tutti i tempi, si è preso i suoi bei rischi.

Di questa collezione non tutto mi piace, ma questo poco importa, si tratta soltanto di gusti personali, che hanno quindi poca rilevanza. Però mi piace la sicurezza di chi porta avanti le proprie idee e il proprio punto di vista in fatto di stile. E al diavolo tutti quelli che ragionano e mettono insieme pezzi come fossero stylist, Simons la moda la sa fare.

Bella la ricerca in fatto di pattern, bella la scelta dei colori, la sperimentazione di forme e tagli. Capi spalla con una sola manica? Obiettivamente poco commerciale. Si, ma è haute couture, e allora ben vengano gli azzardi.

Raf Simons ha deciso di lasciare Dior e di dedicarsi al suo marchio. Ho idea che abbia in serbo interessanti novità, non per stupire, ma per fare concretamente qualcosa che lasci un segno.

I lusso non costa poco.

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Brutto.

Dolce&Gabbana alta moda autunno inverno 2015-16.

Personalmente trovo che scontato sia peggio che brutto.

Ciò che è brutto non necessariamente è prevedibile, mentre scontato è, come dice la parola stessa, quello che si può ottenere al minor prezzo.

Ha senso metter mano ad un prodotto che è in partenza già scontato?  E, ancora di più, mi chiedo se questo ha senso trattandosi di alta moda, ossia il lusso per antonomasia.

Il lusso scontato non è più lusso, allora si deduce che questa non è più alta moda.