Trasgressioni di classicità. (Working . Classic II).

 

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Bello.

Gareth Pugh, autunno inverno 2016/17.  Davvero siamo arrivati al punto che per trasgredire si deve tornare al classico?  Evidentemente è questa la strada intrapresa da Pugh, che ci ha abituati in passato a uno stile pungente.

Dopo aver sperimentato fuori dagli schemi ed essersi tolto un bel po’ di curiosità sull’estetica più oscura, ecco il nuovo corso di questo stilista, già inaugurato da qualche stagione.  Quello che rimane delle passate esplorazioni sono quasi sempre le maschere, il maquillage estremo (in questo caso fatto di pseudo innesti sugli zigomi).

Lavorare sul classico non è così scontato per un creativo di 34 anni; a dire il vero non dovrebbe essere scontato mai.

Mi lascia sempre piacevolmente stupita questa predisposizione degli stilisti inglesi verso la sartorialità  più autentica, fatta delle essenziali dotazioni perché una giacca sia una vera giacca e così tutto il resto.  E questo fatto da solo è degno del massimo rispetto, ma Pugh aggiunge dettagli poco evidenti ma sostanziali.  Come i pannelli in sbieco o le stelline che fanno tanto anni ’80 in contrapposizione alle spalle e alle pettinature che ricordano invece i ’40 (riconoscendo tra l’altro le numerose assonanze tra i due periodi).

In un panorama di vestiti fatti da chi è all’affannosa ricerca di novità a poco prezzo, assemblando semplicemente cose già fatte, trovo molto più coraggioso chi ritorna sui suoi passi è dà una chance alla chiarezza.

 

Il museo degli errori – 3.

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Brutto.

Collezione aut. inv. 2014/15 di Gareth Pugh.  Ancora una volta rimango perplessa di fronte a tanta approssimazione, mancanza di idee e fintissima avanguardia.

Le bamboline con la chiavetta sulla schiena mi ricordano innumerevoli saggi dei bambini alla materna (e spesso erano svolti anche meglio), l’abito di plastica trasparente è un tale déjà vu che fa davvero male agli occhi. La mancanza di ispirazione in fatto di tagli e modellistica mi lascia interdetta.  E pensare che da qualche parte ho persino letto: – Finalmente è tornato il vero Pugh! -.

Non sarò cauta, e nemmeno politically correct: questa collezione era meglio non farla. Non aggiunge nulla, semmai toglie. Non è nemmeno commerciale, che sarebbe già qualcosa.. Meglio sarebbe il silenzio. Tra l’altro Pugh, essendo giovanissimo, di tempo ne ha: per riflettere, sperimentare, o anche solo riposarsi.

Parafrasando Moretti: ti si nota di più se non ci sei a tutti i costi.

Aspettando l’astronave..

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Brutto.

Cosa è successo a Gareth Pugh da farlo propendere per una signorina alla Star Trek per la sua ultima sfilata? Dopo una collezione invernale decisamente promettente, mi sarei aspettata perlomeno che approfondisse il percorso appena intrapreso.

Forse ai fan del marchio quel cambiamento non deve essere piaciuto..  Peccato, perché questa repentina inversione di marcia sembra confusa, non si capisce dove vada a parare. In qualche uscita mi è sembrato di scorgere persino un antico Thierry Mugler.

Certo che l’attitudine ad interpretare il futuro non deve essere presa alla lettera..