Balmain
Zuhair Murad
Valentino
Viktor & Rolf
Jean Paul Gaultier
Givenchy
Alexandre Vauthier
Bello?
Haute couture primavera/estate 2019 (quando Balmain e Viktor&Rolf mi fanno rimpiangere Krizia).
Balmain
Zuhair Murad
Valentino
Viktor & Rolf
Jean Paul Gaultier
Givenchy
Alexandre Vauthier
Bello?
Haute couture primavera/estate 2019 (quando Balmain e Viktor&Rolf mi fanno rimpiangere Krizia).
Bello?
Givenchy by Alexander McQueen, Autunno Inverno 1999 (ph. Thierry Orban).
Sarah Burton: “Ricordo una collezione – il prêt-à-porter autunno/inverno 1999-2000- che presentava un modello di un corpo robotico in Perspex. Il ragazzo che aveva realizzato il lavoro ci disse 10 minuti prima che il modello uscisse: “Se lei suda nell’abito, muore fulminata. Quindi dille di non sudare”.
Givenchy by Alexander McQueen, Fall Winter 1999 | Photographed by Thierry Orban | Sarah Burton: ‘I remember one collection – the prêt-à-porter autumn/winter 1999-2000 collection – which involved a model in a Perspex robotic body. The guy who made the robot told us ten minutes before the model walked out, “If she sweats in the suit, she’s going to electrocute herself. So tell her not to sweat”.
Bello.
(Tutte le immagini da Vogue.it)
Niente pantaloni a pinocchietto: se il taglio è esatto cadono bene anche se si appoggiano leggermente sulle scarpe. Niente giacche striminzite che sembrano quelle smesse dal fratellino. Niente cappotti portati a mò di mantella, né sciarpe che toccano il pavimento. Niente pantaloni super-slim abbinati a capi- spalla over, tendenza che ha davvero stufato. Insomma, un po’ di stile, ma senza strafare.
E’ così difficile?
Bello?
Mi ha lasciata freddina la collezione di Riccardo Tisci per Givenchy SS2014. Non è tanto la scelta del tema: l’Africa -certo ormai un tema talmente dibattuto da prestarsi difficilmente a visioni illuminanti- è piuttosto lo svolgimento -moderatamente ingessato, a tratti annoiato- che non mi convince. Gli abiti non sono certo brutti, aleggia un po dovunque un certo realismo, che a onor del vero è stato una costante di molte collezioni. D’altronde bisogna pur vendere.. Realismo accentuato, come altrove, dai sandali raso-terra di stile francescano e dalla presenza di colori e pezzi che si abbinano facilmente. La ricerca della fluidità però mostra esiti un po scontati, mentre la costruzione di alcuni pezzi sembra rigida.
Si avverte indubbiamente la voglia di comfort, una certa molle eleganza, anche quando lo stile si rivolge al maschile.
Personalmente ho trovato poco gradevole la profusione di paillettes, che poco c’entrano con il resto. Come se il ricorso alle superfici luccicanti sia diventato ormai una prassi ineluttabile, senza la quale una collezione non può dirsi veramente moderna. Lo stesso dicasi per quel trucco simil-tribale che strizza l’occhio all’arte contemporanea. Tutta questa sete di Arte nelle sfilate comincia un po a stufare. Non che il riferimento sia peregrino, è l’applicazione che spesso mi sembra scontata.