Brutto?
Me lo chiedo da un po’ e davvero ancora non so darmi una risposta chiara. Solo ipotesi, abbozzi di opinioni, ed è stimolante, lo ammetto. Se Saint Laurent nel nuovo corso diretto da Hedi Slimane sia o meno la punta dell’iceberg di una nuova moda, non saprei dirlo, certo è che i segnali che arrivano non si possono ignorare. Mi appresto a fare qualche considerazione sparsa, come i frammenti di un discorso che ancora non trova il bandolo della matassa..
La collezione che ha presentato Slimane per la primavera/estate 2014 raccoglie input da più luoghi: c’è il luogo del passato, quello dell’indimenticato Yves, con i pezzi storici rivisti e sporcati. Ci sono le suggestioni del presente, snello e scomponibile. Poi c’è un’ipotesi di futuro, ed è su questo che la mia attenzione si concentra. Il futuro che Slimane intercetta è focalizzato sulla strada, che non significa streetwear; no, lui intende una moda realizzata e concepita da chi la strada la percorre davvero, con le sue incongruenze, la voglia di sbaragliare i luoghi soliti del buon gusto fino a raggiungere il crinale eccitante del kitsch. Questa moda non teme giudizi, al contrario li provoca e se ne fa un vanto. Sono le ragazzine che raccolgono le eredità delle madri e delle nonne e ne fanno polpette indigeste per quelli che la moda la fanno. Eppure loro sono ‘il nuovo’.
Quello che mi salta all’occhio è quanto questa ‘nuova moda’ si allontani dall’idea di sogno. Quello che è sempre stato il luogo speciale per chi la moda la immaginava e per chi cercava di raggiungerla. Questa moda non ha bisogno di sognare, forse perché tutti i sogni sono stati sognati e ora la cosa migliore che possiamo fare è prendere in mano questa realtà e farla diventare onesta, credibile. O forse perché i sogni di uno solo (che sia un couturier o uno stilista…) non bastano più. La pluralità si è fatta forte (anche presuntuosa), ha acquistato una voce che si fa sentire e che vuole sognare sogni personalizzati.
In ogni caso la strada è tanto vicina alla realtà da sembrare a prima vista un po scialba. Solo a prima vista, perché poi scopri che l’esclusività non è scomparsa, si muove solo sotto mentite spoglie. In fondo è una storia che si ripete: gli abiti di Chanel non venivano forse identificati come povertà di lusso?