Un altro buco nell’acqua.

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Brutto.

Ennesima operazione di rivitalizzazione del marchio Louis Vuitton; questa volta a infondere ossigeno sono stati chiamati Christian Louboutin, Cindy Sherman, Frank Gehry, Karl Lagerfeld, Marc Newson e Rei Kawakubo.

Si è inteso così non escludere alcun settore della cultura che fa tendenza: design, architettura, arte e moda naturalmente. Tanto per non farsi mancare nulla, tanto per pescare a piene mani nel calderone della cosiddetta coolness.

Persino l’inossidabile e concettuale Kawakubo si è fatta assoldare in un’operazione che stride con il suo curriculum come il gesso sulla lavagna.  Immagino che il compenso valesse tanto sforzo, se di sforzo si può parlare, visto il risultato: una borsa con i buchi.

A questo punto possiamo ben dire che le borse di Vuitton fanno acqua da tutte le parti.

Schizofrenie a confronto.

marc jacobs 2014 1

marc jacobs 2014 2

Bello?

Volutamente, quando mi appresto a commentare una collezione, evito di leggere altri commenti che la riguardano, in modo da non partire, anche inconsciamente, con un pregiudizio. Eppure, pur non avendo letto ancora niente in giro, sono quasi certa che questa sfilata deve aver suscitato il plauso di molti.  Perché Marc Jacobs è pur sempre il paladino dei fashionisti più irriducibili, quasi come dire Chanel (quasi..).

A onor del vero un solo brevissimo commento ho letto su facebook, che diceva più o meno così: -Jacobs è schizofrenico-.  Allora ho subito pensato -bene, ecco perché piace tanto al popolo della moda-.  Giusto pochi giorni fa, sostenevo in un altro post di quanto la moda fosse fondamentalmente schizofrenica, rappresentando contemporaneamente omologazione e distinzione.

Allora, guardando la sfilata, si può ben capire a cosa si riferisse quel commento.  Per la prossima estate lo stilista cambia completamente rotta. No, non una sterzata, ma una vera e propria inversione ad U.  Via la signora discinta (e un po’ puttana, diciamocelo) e neo-realista della collezione invernale per LV,  ecco apparire una ragazzina neo-punk/neo-grunge, che ha appena attinto a piene mani dalle soffitte impolverate della bisnonna.  Via le semi nudità in pieno inverno, ecco gli abiti accollati fino al mento da mettere giusto giusto in pieno Agosto..

Questa collezione parla di un’adolescente in piena crisi esistenziale, che procede a passo spedito in una terra di nessuno, tra mozziconi e rifiuti.  Che sia un po il riferimento allo stato della moda attuale?

p.s. Niente tacchi per la ragazzina. E ci credo, persino lo stesso Jacobs ha rischiato lo scivolone nel finale..

Louis Vuitton: la lode del conformismo.

Louis Vuitton - Runway - PFW F/W 2013

Brutto.

Certo dire brutto per l’ultima collezione di Louis Vuitton pare azzardato, in effetti non è tanto agli abiti che si riferisce il termine, quanto piuttosto a un’attitudine, un vizio di forma e di concetto.

La moda che propone questo brand non apporta alcuna novità, si può dire che non lascia segni dietro di sè. Semplicemente si conforma alle richieste della clientela. Una clientela decisamente agiata, con idee ben precise riguardo a come apparire. Evidentemente non una clientela particolarmente attenta al significante, quanto piuttosto allo status symbol, -parola che sembrerebbe antiquata, ma chiaramente così non è-.

Marc Jacobs con questa collezione non rischia una cippa, si può dire che scivola via come il velluto, complice la scenografia, la presenza di una guest star come la Moss, ma soprattutto gli abiti che potevano andar bene dieci anni fa, così come tra dieci anni.  Sufficientemente retrò, adeguatamente eleganti, con quel pizzico di audacia che non guasta mai.  Insomma normalmente anonimi, anche se subito non si nota.

A riprova di quanto sia noiosa la collezione mi viene in mente che c’è voluto lo “scandalo” (?) del video con le modelle/puttane e la notizia dei cinquant’anni del direttore artistico, per dare un pò di sapore al brodo.