Jesus Del Pozo: da Balenciaga al minimalismo.

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Bello.

Prendendo spunto dal post precedente e dal commento di un amico, sono andata a rispolverare un po’ di storia passata riguardo a Delpozo e precisamente sul suo fondatore: Jesus Del Pozo, morto nel 2011.

Del Pozo era nato a Madrid e nel suo stile erano presenti tutte le caratteristiche tipiche di quell’origine. Più di tutte l’eredità di un grande come Christobal Balenciaga, riconoscibile nell’attitudine tridimensionale, così vicina all’architettura e a trattare il tessuto come un elemento da plasmare, più che da tagliare.

Rispetto a Balenciaga, si può riconoscere una naturale distanza generazionale e la conseguente inclinazione verso tagli più minimalisti, più vicini agli anni ’80/’90.

Rimane oggi, nell’eredità ricevuta dal direttore creativo del marchio (Josep Font) la ricerca nei volumi, resa più evidente da materiali pieni, se non quasi gonfi.

E poi la grande impronta poetica, rinnovata e rimodernata, nei colori tenui o saturi, mai scontati, così come nelle decorazioni.

Del Pozo amava lavorare personalmente sugli abiti (anche in questo si riconosce il suo legame con Balenciaga); i suoi abiti trasmettono il piacere della sperimentazione, della manipolazione della materia e quindi quell’atteggiamento verso il mestiere che lo rende molto più di un semplice lavoro.  Piuttosto un’inclinazione imprescindibile.

Dal surrealismo in caduta libera verso il realismo.

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Brutto.

Schiaparelli haute couture primavera estate 2016.

Imbarazzante.

Suzy Menkes plaude a questa inversione di rotta verso un realismo a suo dire molto contemporaneo. Io parlerei di realismo, si, ma di stampo sovietico. Perlomeno a giudicare dal risultato estetico. E non è un complimento, almeno per me.

Cibo alle folle, temi terra-terra (è proprio il caso di dirlo, mancano giusto le zolle di terra, le radici ci sono già).

Accostamenti cromatici poco donanti, decorazioni appiccicate un po’ qua e un po’ là.

Riferimenti storici banalizzati: ve la ricordate l’aragosta di Dalì sull’abito di Wallis Simpson? Cosa ci fa ora su quel corpino, svuotata di qualsiasi valenza di feticcio erotico?

Inguardabili persino trucco e parrucco, e si che stiamo parlando di alta moda..

Ci sono abiti poi, che sembrano realizzati da chi è avvezzo, nel migliore dei casi, a drappeggiare tessuti sulla bambola, tanto lontana appare la sapienza modellistica. E pensare che Bertrand Guyon vanta 7 anni da Valentino e ben 11 da Christian Lacroix!  Resto perplessa, mi chiedo quale sia il senso di perdurare in un settore tanto esclusivo se non quello di esserci e basta.

E’ questa l’innovazione, la straordinarietà di uno stilista che ama ripetere: “The very essence of couture is about creating the extraordinary out of ordinary”  ?