Bello.
Questo è uno dei primi modelli in sbieco realizzati da Madeleine Vionnet risalente agli anni ’20.
Il sogno della couturier era un abito con una sola cucitura e con questo abito ci andò abbastanza vicina (4 cuciture: centro davanti, centro dietro e fianchi). Hussein Chalayan deve aver tenuto presente la semplicità quasi elementare di questo modello per le prime uscite del defilè in cui esordisce alla direzione artistica per l’alta moda di Vionnet. Semplicità non vuol dire necessariamente poca sostanza, a volte occorre una certa dose di coraggio per non farsi abbagliare dalla smania di aggiungere.
Madeleine Vionnet era regina indiscussa della tecnica sartoriale, una delle ultime vere inventrici in fatto di forma e lavorazione sartoriale. Talmente colta da essere in grado di applicare la matematica alla sartoria: sezione aurea, spirale logaritmica. Per questi ed altri motivi ho trovato molto appropriata la scelta di Chalayan alla guida di questa storica maison. Lui che ha sperimentato forme in movimento, abiti trasformisti e materiali del futuro.
Ecco alcuni outfit della collezione:
Semplicità, dicevo; a qualcuno potrà apparire una moda spoglia, vista anche la scelta dei colori. Credo che questi abiti abbiano bisogno di una visione in movimento, solo così ottengono il risultato che immagino di intuire: confondersi con il corpo, diventare un tutt’uno con il corpo. Anche in questo caso mi torna in mente un’altra immagine del passato: quella di Isadora Duncan che danza seminuda, non a caso una delle grandi estimatrici e clienti di Madeleine Vionnet.
Penso che Chalayan abbia lavorato molto sotto un profilo prettamente culturale piuttosto che formale. Il risultato non è immediatamente percepibile, e anche in questo si avvicina molto alla fondatrice del marchio, i cui abiti spesso erano difficili da capire a una prima occhiata. Bisognava indossarli per rendersi conto di quanto in realtà fosse complesso e innovativo il lavoro sotterraneo da cui nascevano.
L’alta moda è frutto di ingegno e dettagli che si proiettano all’infinito verso la perfezione, solo così ha senso. Sono convinta che osservare un abito da vicino sia quasi l’unico modo per coglierne il vero valore: ci sono lavorazioni che richiedono competenze o un occhio allenato. Il lusso contemporaneo è in questo senso molto diverso dal passato, dove spiccavano i metraggi di tessuto e la vastità dei ricami.
Il vero lusso di questa alta moda è un vero ossimoro: la semplicità delle cose complesse.