Le fatiche di Ercolino.

Brutto.

Siete stati al Pitti Uomo e ne avete tratto grande godimento: improvvisamente la visione dell’ultimissimo dandy si è palesata splendente davanti ai vostri occhi. Vi siete fatti in quattro per mostrare il meglio del vostro anticonformismo, mettendo insieme pezzi che mai avreste abbinato altrimenti. Avete sperato fino all’ultimo di entrare nel gotha dello stile grazie a uno scatto dell’immancabile Schuman.

Avete postato e scattato e poi ancora postato, fingendo di prendere un po’ in giro e ammiccando di quando in quando, dimostrando così che nulla vi sfugge e nulla vi stupisce più. Siete, insomma, stati leggeri e seri quanto basta. D’altra parte già il fatto di esserci era garanzia di quanto ci siete.

In realtà le immagini che avete condiviso, diciamolo pure, fanno un po’ cagare. Perchè non è poi che il presunto innato senso artistico vi esca da ogni poro. E di solito fotografate un po’ a casaccio, immaginando di aver colto l’attimo perfetto. Lo stesso che hanno colto anche tutti gli altri visitatori.

Si presume che le fiere e le varie settimane della moda siano il palcoscenico perfetto per chi, come voi, è alla ricerca di qualche innocente shock visivo, dimostrando tutto e il contrario di tutto. Vedi il calzino bianco con il sandalo foderato di pelliccia o il borsello trasformato in clutch o persino il mutandone di lana che diventa il pantalone da abbinare al frac.  In realtà ci sarebbe ben altro e non sarebbe necessario nemmeno muovere un passo fuori di casa. Prendi le immagini che ho trovato senza nemmeno un briciolo di fatica.

Io ve le regalo, chissà, potrebbero farvi comodo per la prossima mise, magari questa volta ci finite davvero su The Sartorialist.

Rappel a l’ordre.

Bello.

Rappel a l’ordre, si intitola così la prima collezione di Giorgina Siviero per San Carlo dal 1973, Torino. Stesso titolo per il video realizzato da MIST (Eleonora Manca e Alessandro Amaducci), nato per raccontare le origini, gli intenti e il clima del progetto.

Avevo già lavorato in passato con MIST (qui e qui) e sono stata felice di coinvolgerli in questo progetto. Il video è un racconto per immagini e parole di quello che avviene prima. Prima della sfilata, che di solito è considerata il centro e l’apice del progetto.  Ma non è così: ci sono momenti decisamente più significativi, ci sono gesti e passaggi che richiedono un’attenzione e una cura estreme.  Il lavoro che c’è dietro una collezione è la vera anima della stessa.

Per questo video e per la sfilata ho curato i testi, che sono nati come uno dei lavori di sartoria che compio abitualmente: cuciti sulle immagini, pensati come vestiti su misura.

Il video cattura un’atmosfera, fissa per immagini quella zona di poesia che si trova a frequentare chi entra in una sartoria o un atelier. La magia delle piccole cose che realizzano qualche sogno.

 

Working.Classic (1).

halston 1970

Roy Halston. 1970

 

madame grès 1965

Madame Grès, 1965

 

balenciaga 1966

Cristobal Balenciaga, 1966

 

Bello.

Moderno è ciò che prescinde dal momento, elude il tempo, lo attraversa.

Non è una qualità comune, è un concetto significativo che trova difficoltà ad esprimersi attraverso il linguaggio. Più facile raccontarlo per immagini.

E’ moderno ciò che la cronologia consueta non osa classificare, perché non ne conosce la chiave. Siamo soliti definire così tutto ciò che ci appare contemporaneo, ma si tratta naturalmente di una grossolana semplificazione: le due cose non sono affatto consequenziali. Conosco casi in cui espressioni contemporanee risultano decisamente antiquate e tutt’altro che moderne, mentre esempi di molto precedenti continuano a emanare quella luce di assoluta modernità.

La modernità appartiene a chi si rifiuta di seguire i canoni del suo tempo e sceglie strade ben più astratte, fuori dall’ordinaria estetica dell’epoca che gli è toccata in sorte.

 

Le Muse sono tra noi.

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Bello.

Tempo fa ho partecipato con molto piacere a un progetto di Mario Vespasiani sul tema delle Muse nell’arte, ma con un ampio respiro che comprende la musica, la letteratura e anche la moda. Il mio apporto era una riflessione su di un tema che mi ha sempre affascinato e incuriosito e che è poi stata inserita in questo bel volume di fotografie realizzate dall’artista.  Foto che ritraggono la sua musa: Mara.

Si potrebbe dire che Mara è per Mario un doppio, tanto ben riuscito al punto che io riesco a percepire persino una sorta di somiglianza fisica tra di loro. Mara è la parte femminile che completa l’unità ideale verso cui tendere, molto più di un’ispirazione.

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Il libro indaga, attraverso le immagini, tutte in bianco/nero, le innumerevoli sfaccettature di una Musa, che misteriosamente è in grado di apparire sempre diversa pur rimanendo fedele a se stessa.  L’artista sperimenta attraverso la sua Musa un’alterità che solo a tratti si fa avvicinare. E questo eterno rito di avvicinamento e allontanamento risulta infine la parte affascinante del processo. Mutevole e quindi sempre nuovo.

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Ringrazio Mario Vespasiani, che con fiducia ha messo a nudo un percorso personale e suggestivo, regalandoci immagini sincere, profondamente intime.

La superficie delle cose: la moda al tempo di Google.

moda

Brutto.

Da un po’ di tempo Inès de la Fressange ha una sua rubrica su D di Repubblica. Ho già scritto in passato sull’inconsistenza dei suoi interventi, ma mi tocca tornare sul tema dopo aver letto uno di questi ultimi.  Arrivata alla fine dell’articolo le parole escono spontanee, e non sono lusinghiere..

D’altra parte la stessa Inès confessa candidamente di avere più affinità con le immagini che con le parole, allora non mi spiego il motivo di tanto sforzo.  Ma torniamo al tema dell’articolo: il significato della parola moda.  E qui è facile constatare che lo sforzo sia quantomeno immane.

Ma Inès con il suo piglio naif risolve la questione con un colpo di genio: digita il termine su Google e sta a vedere le immagini che il motore di ricerca le propone. Dopodiché ce le racconta.

E’ mai possibile che una che è stata musa di Lagerfeld, consulente di Gaultier e ha potuto frequentare gli atelier più influenti  abbia così poco da dire in proposito di moda da affidarsi alla casualità (e superficialità) di un motore di ricerca? Parrebbe un giochino per dilettanti, e infatti lo è. Un giochino adatto ad uno studente alle prime armi o a un curioso in vena di cazzeggio. Non certo degno di un intero articolo.

Ed ecco che per fare il pari con la nobildonna ho postato la prima immagine che mi è capitata a tiro in tema di moda.  Una vera schifezza mi direte.

Infatti.