Every bag is a little piece of world.

benedetta 1

benedetta 2

benedetta 3

benedetta 4

Bello.

Ho avuto il piacere di chiacchierare con Benedetta Bruzziches e pur essendo al telefono, ho visto chiaramente il suo sorriso. Lo stesso sorriso che si può facilmente intuire guardando le sue borse.

La sua è una storia che potrebbe essere raccontata in un libro di favole. Lo immagino così, con le illustrazioni coloratissime e le sue borse che si aprono e ti trasportano in un luogo dove tutto è possibile. Persino di incontrare a un certo punto Elsa Schiaparelli, a cui quelle borse, sono quasi certa, sarebbero piaciute davvero.

Due parole mi svolazzano per la testa, se penso al suo stile: ironia, poesia.

Strano, perché l’ironia è di solito associata ad un atteggiamento cerebrale, distaccato, anche pungente. Strano, perché l’ironia di Benedetta è invece tutta giocosa, persino un po’ infantile.

E allora mi ricordo di quella lezione fondamentale di Italo Calvino, quella sulla leggerezza. Bisognerebbe rileggerla ogni tanto, per ricordarsi che non c’è nulla di più profondo di ciò che riesce a conquistare la superficie delle cose dopo averne compreso la complessità.

Delitti e misfatti in nome della moda.

fashion orror

Bello.

E’ un piccolo libro di 57 pagine (si infila senza problemi anche in una clutch di dimensioni minime), con una pink-copertina, una grafica accattivante e un titolo azzeccatissimo. Ma soprattutto si legge tutto d’un fiato, regalando numerosi sorrisi, che servono sempre.

Fashion Horror Show (ed. Il leone verde) è scritto da due sorelle che si occupano di moda, lifestyle e molto altro: Giulia e Maurizia Pennaroli (www.torinostyle.blogspot.it). Il libro parla la lingua dell’anti-moda, proprio come piace a me: elenca gli errori e i delitti estetici fatti in nome di una concezione modaiola un po’ superficiale.

Diciamo la verità, nessuna di noi è immune da questo tipo di crimine e infatti non si fa fatica a riconoscersi, almeno un po’, in una (o più di una) delle categorie di “tipi” presi in considerazione (personalmente ho fatto un mea culpa al capitolo che riguarda “la ragazza di cinquant’anni”..).

Una sezione a parte prende in considerazione poi i capi più incriminati del guardaroba, quelli che in un guardaroba almeno decente proprio non dovrebbero entrare. E infine l’ultimo capitolo è dedicato agli evergreen, con cui è davvero difficile sbagliare, elenco che potremmo definire di pronto soccorso per le più imbranate o per i momenti di totale amnesia stilistica.

Insomma Fashion Horror Show non ha la pretesa di insegnarvi a diventare donne di stile (quello non ve lo insegnerà nessuno!), però vi indicherà la strada dell’ironia e soprattutto dell’auto-ironia mentre vi guardate allo specchio prima di uscire, che è poi l’unico accessorio che non passa mai davvero di moda.

Il pensiero democratico di big Walter: nuvole e bellezza.

walter van beirendonc. e ikeajpg

Bello.

La notizia non può che farmi gioire: big Walter, ossia il designer Walter Van Beirendonck (uno dei mitici Antwerp Six) collaborerà  con il mega-marchio Ikea. Il mio apprezzamento per questo designer è noto e ne ho parlato già più volte.

Non sarà l’unica collaborazione del marchio svedese con fashion designer, sono già stati annunciati due altri nomi: l’inglese Katie Eary e lo svedese Martin Bergstroem. Come si può notare dalla scelta dei nomi, non si tratta delle solite collaborazioni per sfruttare l’onda lunga di marchi super conosciuti, piuttosto sembrerebbe (e spero di non sbagliarmi) un esperimento di reale contaminazione creativa.

Lui spiega il suo punto di vista in questo video:

Io mi limito a testimoniare la mia impazienza. Visto il soggetto e visti i suoi gusti in fatto di stile, colori e provocazioni ironiche, non vedo l’ora. Purtroppo però mi toccherà aspettare fino a Giugno 2016.

Torino in testa.

???????

Bello.

Ben pochi hanno idea di quali siano le caratteristiche della tipica signora torinese. Va innanzitutto detto che lei non è quella che sgomita per mettersi sotto i riflettori, né si ‘concia’ o esagera giusto per apparire.

Difficilmente sarà una fashion-victim, ancora più raramente si piegherà ai diktat dell’ultima tendenza. L’aplomb sabaudo per certi versi somiglia a quello inglese: un misto di autocontrollo con lampi di eccentricità inaspettati. Forse qualcuno dimentica che Torino è stata la capitale della moda italiana molto tempo prima che Milano si sognasse la fashion week. E che le sartorie e le modisterie torinesi erano eccellenze riconosciute. Questa è storia e la storia determina anche il pedigree..

L’altra sera all’inaugurazione a Palazzo Madama di Chapeau, Madame c’erano signore di ogni età, che per l’occasione non si sono fatte pregare e hanno tirato fuori dalle cappelliere i loro copricapi più individualisti. Tra civetteria e ironia.

Qualcuna è arrivata in scooter e, tolto il casco e il giubbino anti-vento, si è trasformata così: ???????

 

Qualcun’altra è arrivata a piedi e con l’aria algida da regina si è fatta i tre piani a piedi per raggiungere la location della mostra e alla fine appariva così: ???????

 

Altre sono arrivate in bici, con i loro cappellini al vento, come lei: ???????

 

Altre ancora, sdegnosamente, hanno preso l’ascensore, e giravano con il naso in su: ???????

 

Ad accoglierle tutte all’ingresso c’era lei: ???????

 

E per finire, quello che c’era dentro ad aspettarle non era niente male.. ??????? ??????? ??????? ???????

Maison Martin Margiela – Shocking couture.

Maison Martin Margiela 2015 1

Maison Martin Margiela 2015 2

Maison Martin Margiela 2015 3

Bello.

Strano l’effetto che mi ha fatto l’ultima sfilata di alta moda di Maison Martin Margiela.. Ho subito immaginato che sarebbe piaciuta da matti a Elsa Schiaparelli.  Proprio qualche giorno dopo il defilè che usa il nome della stessa couturier.  Sarà un caso?  Forse da un’altra dimensione la Schiap si è divertita ancora una volta a confondere le acque.

Ma questa collezione, secondo me, mette ancora di più in luce l’inadeguatezza di quell’altra. Dimostra che originalità, leggerezza e ironia sono possibili. Senza prendersi troppo sul serio, ma facendo comunque un buon lavoro.

Proprio come faceva la mitica Schiap.

Se questa è Elsa – Se questa è alta moda.

Schiap 1

Schiap2

Brutto.

In molti attendevano il debutto di Marco Zanini per Schiaparelli. In molti avevano applaudito ancor prima di vedere i risultati, basandosi sulle dichiarazioni e sugli intenti.  Pessima idea, secondo me: conviene sempre tenere a mente che verba volant.

Quello che non comprendo è come si possa parlare di ‘alta moda’ in questo caso, quando ci sono collezioni di pap (vedi Valentino, McQueen) assolutamente superiori dal punto di vista della tecnica.  Saltano all’occhio (anche al mediamente esperto) innumerevoli ‘difetti’ e vere e proprie imperfezioni.  Ma non è tutto, Elsa Schiaparelli fu la prima a proporre collezioni a tema, dimostrando come fosse feconda la sua fantasia e capacità di variare partendo da una sola ispirazione, ma tenendo ben strette le redini della coerenza di risultato.  Zanini si permette di scardinare il sistema, producendo un insieme di abiti eterogenei e slegati tra di loro. Dichiara di aver voluto dar voce alla figura di Elsa, donna indipendente e avventurosa, attraverso outfit che fossero la rappresentazione di diversi tipi di donne.  Il risultato è l’assoluta predominanza delle modelle sugli abiti.

Lo stile è poco incisivo, i riferimenti ci sono (anche se lo stilista dice di non aver voluto attingere granchè), ma sono senza forza, come svuotati dall’interno. Non si avverte ironia e nemmeno leggerezza. Questo si che è un peccato mortale, parlando di Schiaparelli.

Naturalmente tra i giornalisti c’è già chi tenta la scalata sugli specchi, per non dover dire quanto sia misero questo exploit. D’altra parte nemmeno in occasione del precedente e pessimo esordio di Lacroix c’erano state lamentele (anche se qualcuno adesso osa accennare). Mi aspetterei un poco più di coraggio..