Il doppio-senso.

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Brutto?

Ha sfilato da poco a Parigi l’ultima collezione del marchio Jaquemus, disegnato da Simone Porte Jaquemus.

Da quando Martin Margiela si è ritirato, sembra, a vita privata, mancava proprio chi potesse soddisfare le fantasie degli estremisti del concetto.  Eccolo qui questo talento nuovo nuovo, che però ha fatto breccia non tanto per gli abiti (strano, vero?), quanto piuttosto per il trucco delle mannequin, ispirato al lavoro di un artista, Sabastian Bieniek, chiamato Doubleface.

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Un modo come un altro per sviare l’attenzione, per confondere un po’ le idee. Forse un sincero interesse per il mondo dell’arte, o per lanciare il messaggio che nella moda quello che appare non è mai da prendere alla lettera.  Così come i vestiti della sua collezione, che contengono, a ben vedere, qualche spunto interessante.

L’abuso del termine inter-disciplinare ha prodotto schiere di professionisti che si credono dotati del dono dell’ubiquità, oltre che di quello della genialità profusa. La verità è che i geni, capaci di brillare in più campi, sono rari come le stelle comete visibili.  A un certo punto tocca fare una scelta.

Questo non significa smettere di farsi suggestionare o non tentare impossibili collaborazioni; in fondo, da che mondo e mondo arte e moda si sono influenzate a vicenda.

Se solo gli artisti facessero gli artisti e gli stilisti facessero gli stilisti.

 

 

Il disastro del Natale del 2013 – Margiela destroy.

margiela piumino

Brutto.

Qualche giorno fa sono andata a cena da un amico, che è anche un collega e uno stilista di una certa fama in ambito torinese: Monsieur Walter Dang.  Durante la cena la conversazione è scivolata, come al solito, sull’argomento moda e su ricordi comuni legati a questo tema. Non so come, ci siamo ricordati di un piumino di Martin Margiela che lui possiede e che ci ha scaldati entrambi durante una freddissima conferenza. Il piumino è più o meno quello che vedete in foto (solo un po’ più corto) ed è un pezzo iconico dello ‘stilista invisibile’, naturalmente è bianco. Bianco come deve essere, in base alla filosofia/estetica di Margiela e chiunque conosca un poco di storia della moda contemporanea sa che non c’è  altra possibilità.

Quale è stata la mia costernazione quando Walter ha ammesso candidamente (è proprio il caso di dirlo..) di aver tinto il piumino di NERO!  – Nero?- Ho chiesto, pensando di aver capito male, annebbiata da qualche bicchiere di prosecco di troppo.

Purtroppo la triste verità mi è stata confermata quando lui stesso ha tirato fuori il corpo del delitto e l’ha indossato.

Ora, io avrei voluto postare la foto di Monsieur Dang con indosso il piumino nero che una volta era bianco, di Margiela; giusto per farvi vedere lo scempio di quel capo diventato informe e insignificante, ma la decenza me lo vieta. E inoltre non posso fare questo ad un amico. Quell’immagine resterebbe come una macchia (nera!) indelebile sulla sua fulgida carriera.

Ma la stoccata finale l’ha inferta il compagno di Walter, Hamlet, che resosi conto del misfatto, ha concluso dicendo: – Beh, ma lo mettiamo in candeggina e ritorna bianco…-.

Lascio a voi immaginare i brandelli di piumino e piume di un bianco giallino con aloni grigiastri uscir fuori da quel bagno corrosivo..

Mi rimane un dubbio: chissà, forse Margiela avrebbe gradito.