Quei dinosauri della moda.

gay 1 Brutto?

Una delle ultime interviste a Giorgio Armani ha destato l’interesse del web, mettendo in contrapposizione schiere di detrattori e seguaci di quel grande sconosciuto che circola sotto il nome di buon gusto.

In sintesi il Sunday Times ha pubblicato il pensiero di Armani a proposito di molti omosessuali che commettono l’errore di “vestirsi da gay” e l’opportunità, a suo dire, che “un uomo si vesta da uomo”.

Le esternazioni di Armani a me non paiono né offensive, né tantomeno particolarmente illuminanti, piuttosto mi sembrano fuori dal tempo.  Il tempo che, per un creativo che si occupi di costume, è fondamentale sia quello presente, se non addirittura quello futuro.

Credo che Armani abbia inteso riferirsi a quella schiera di designer che hanno fatto del no-gender la propria bandiera di stile ( e l’ultimo Gucci ne è solo l’esempio più visibile e nemmeno il più interessante). Capisco il suo scarso entusiasmo per la tendenza, ma proprio il tempo in cui si smette di osservare e analizzare con curiosità e apertura il presente, quello in cui il giudizio prende il posto dell’interesse, quello è per me il tempo in cui si finisce fuori dal tempo.  In parole povere è quando si diventa vecchi.

Le sue parole mi ricordano quelle di molti vecchi che iniziano i loro discorsi con la fatidica frase “Ai miei tempi..” Frase che fa immancabilmente stizzire giovani di ogni generazione, giustamente impegnati a vivere e godere il proprio tempo.

C’è un momento per lasciare, e credo sia proprio quello in cui la contemporaneità ci sfugge e ci appare come un nemico (ho già scritto di questo momento e di grandi di nome e di fatto che l’hanno saputo cogliere).  Capisco che sia spiacevole e desti nostalgia riconoscere di non essere più in grado di incidere nel presente, d’altra parte Armani ha però ricevuto riconoscimenti e gratificazioni che basterebbero per più vite e questo non a tutti è concesso.

Non è detto, poi, che lasciare voglia dire necessariamente ritirarsi.  Piuttosto potrebbe voler dire approfittare della propria esperienza per trasmettere conoscenze.

E per dosare parole e presenza.

E il settimo giorno lui si riposò.

gucci uomo 2015 1

gucci uomo 2015 2

gucci uomo 2015 3Brutto.

Non potevo crederci: ho letto giudizi estremamente positivi su questa ultima sfilata Gucci per l’autunno/inverno 2015-16.

Invece è proprio così, sembra che il nuovo corso del marchio, plasmato in 7 giorni 7, dal team che in tutta fretta ha sostituito Frida Giannini, sia la novità che tutti stavamo aspettando: il no-gender.

Io dico che sette giorni sono pochini pure per fare le prove generali, figuriamoci poi per dare corpo e sostanza a una collezione. E infatti si vede.

Poi c’è chi dice che di giorni ce ne sono voluti ben 15, altri sostengono che la collezione fosse già pronta prima che la Giannini lasciasse.. Insomma il solito teatrino perfetto per attirare l’attenzione sull’inutile.

Ciò che conta è vedere il risultato: un mercatino del bric-à-brac a cui è maledettamente facile attribuire intenti e sottintesi di tipo concettuale, e persino filosofici se proprio vogliamo esagerare. Abiti talmente destrutturati, talmente dismessi.. che in realtà a me sembrano semplicemente fatti male (o fatti in tutta fretta, che è lo stesso). Il no-gender tanto sbandierato risulta tutt’altro che neutro: rifiuta nettamente il genere maschile, fiondandosi tout court verso quello femminile. Niente di male, se non fosse che il mercato non è composto in maggioranza da efebici ragazzini, che assomigliano piuttosto a ragazzine.  Anche se capisco la claque del versante omosessuale, giustamente deliziato.

Insomma, guardando il risultato, mi viene il sospetto che Frida Giannini abbia volutamente anticipato la partenza. Nessuno potrà dire con certezza che questa è una sua collezione.

Come darle torto?