Rappel a l’ordre.

Bello.

Rappel a l’ordre, si intitola così la prima collezione di Giorgina Siviero per San Carlo dal 1973, Torino. Stesso titolo per il video realizzato da MIST (Eleonora Manca e Alessandro Amaducci), nato per raccontare le origini, gli intenti e il clima del progetto.

Avevo già lavorato in passato con MIST (qui e qui) e sono stata felice di coinvolgerli in questo progetto. Il video è un racconto per immagini e parole di quello che avviene prima. Prima della sfilata, che di solito è considerata il centro e l’apice del progetto.  Ma non è così: ci sono momenti decisamente più significativi, ci sono gesti e passaggi che richiedono un’attenzione e una cura estreme.  Il lavoro che c’è dietro una collezione è la vera anima della stessa.

Per questo video e per la sfilata ho curato i testi, che sono nati come uno dei lavori di sartoria che compio abitualmente: cuciti sulle immagini, pensati come vestiti su misura.

Il video cattura un’atmosfera, fissa per immagini quella zona di poesia che si trova a frequentare chi entra in una sartoria o un atelier. La magia delle piccole cose che realizzano qualche sogno.

 

Againstfashion.

against

Bello?

Mi chiedono spesso perché questo blog già dal nome si schieri contro qualcosa che in apparenza sembra invece alimentarlo. E poiché io gli abiti li faccio, la posizione appare oltretutto poco coerente.  Ora io cercherò di spiegare perché sono contro il Fashion però del tutto in favore della Moda, attraverso poche e semplici parole.

Fashion è Fast & Furious, Fugace e Falso.  E’ pura Fisica: Fisso e Finito (ma potrebbe essere anche una questione di Fisico..). Fashion è una Fissazione che spesso Finisce in un Flop, è come un Fuoco Fatuo.  Fashion è Fantasmagorico, tanto da apparire Furbo, Fastidioso.  Fare Fashion è come Fare Footing; è dove Finisce la Favola.  Fashion è il Fenomeno della Fiera, inFiocchettato a dovere, per i Fischi della Folla.

Moda è un Mondo, il Modo di Manifestarsi della Modernità, senza Mezze Misure. La Moda si Materializza Mentre il Mondo Muta.  Mettersi nella Moda significa Modulare le Mani insieme alla Mente.  Significa Meditare e poi Mandare Messaggi in Musica (una Melodia Misteriosa o un Mantra).  Moda è un Mestiere Mutevole, Ma Moda è anche il Mezzo per Mostrare il Mio Modo di stare al Mondo.

 

Avanguardia non è solo una parola.

A model presents a creation from the Prada Autumn/Winter 2016 woman collection during Milan Fashion Week

Brutto.

Prada, come già altri, si accoda alla nuova onda dei prontisti e annuncia che la sua collezione di borse sarà in vendita subito dopo la sfilata.  Ma dirlo così, semplicemente,  non sembra fare il giusto effetto.

Allora la macchina da guerra della comunicazione più all’avanguardia si mette all’opera per coniare questa perla di slogan: See Now Buy Now.

Altri tempi quando Madeleine Vionnet (era il 1924!) con i suoi abiti in sbieco, perfetti per vestire più taglie, a parte l’orlo che veniva sistemato mentre la cliente sorseggiava un tè, creava la collezione Made While You Wait.

La collezione era per il mercato americano e lei fu tra le prime ad aprire una boutique a New York e certamente con quella collezione fu la prima a sperimentare qualcosa che molti anni dopo si sarebbe chiamato pret-à-porter. Quel titolo, quelle parole significavano una presa di posizione in fatto di innovazione, proposta, novità e conseguente rischio.  Oggi le parole nella moda mi sembrano svuotate di tutto questo, sono spesso utili per riempire vuoti di idee. Sono buone per spacciare per sostanza ciò che è solo apparenza.

Altri tempi quelli di Vionnet, ma soprattutto un altro uso del linguaggio, che seguiva i fatti, concreti, sostanziosi, e non viceversa.

 

The real, new Dandies.

Bello.

Giorni fa, a scuola, un allievo mi ha chiesto chi fossero oggi i discendenti dei dandies ottocenteschi. Ho dovuto ammettere in quel momento che non me ne veniva in mente nessuno. Leggendo le gesta di Beau Brummel che era maniacalmente attento a ogni singolo, minuscolo dettaglio e allo stesso tempo considerava il suo agire come una filosofia di vita, oltre che una scelta estetica, riflettevo sul fatto che in confronto i pavoni contemporanei mi paiono ben poca cosa.

Ma non avevo preso in considerazioni i Sapeurs  (adepti della SAPE, Société des Ambienceurs et des Personnes Elégantes).

Eccoli i nuovi, veri dandies. Che sfidano il tempo, il luogo, le circostanze, tutto in nome della bellezza. E possiamo facilmente immaginare che non sia una cosa affatto facile, né priva di conseguenze (e credo non sia un caso se dal francese sapeurs si può tradurre anche come “guastatori”).  D’altra parte il movimento nacque come atto di disobbedienza civile durante il regime di Mobutu Sese Seko.

Basta ascoltare le loro parole.

La scatola vuota.

A Détacher 1 A Détacher 2 A Détacher 3

Brutto.

Nonostante i proclami di Anna Wintour e i suoi  inossidabili tentativi di portare la settimana della moda newyorkese ai livelli di quelle europee, i risultati -a parte qualche rara eccezione- appaiono alquanto scarsi.

Ne è la dimostrazione proprio l’ultima fashion week, poverissima di idee e avara persino di glamour.  Almeno così mi appare.

Un esempio lampante è questa collezione di A Détacher, con outfit che gridano vendetta dalla testa ai piedi, a cominciare da quelle cofane inguardabili.

Eppure su http://www.vogue.it le definizioni positive si sprecano, eccone alcuni stralci:  “..estetica intellettuale..”,  “..fascino intrigante..”,  “..naturale eclettismo della stilista che suggerisce un glamour eccentrico e velato”.  E che dire di  “A Détacher lancia una sfida alla tradizionale percezione di cosa è attraente e femminile” ?

Nella moda sembra sempre più che parole e definizioni siano diventate un brusio di sottofondo a cui nessuno fa più caso. Apprezzamenti distribuiti a pioggia per non scontentare nessuno, per non rischiare nulla.  A parte una pessima figura.

Facce da cool.

cool

Brutto.

Se c’è una parola che non possiede un reale significato, questa è cool.

Volatile, opinabile, termine con cui si liquidano persone e situazioni in un attimo: non è cool la mostra su Krizia, fare il sarto, essere beneducati, mangiare carne, essere monogami, confessare di non essersi mai fatti una canna, andare in chiesa, non avere tatuaggi.

O forse no?

Magari oggi, senza che io me ne sia accorta, tutto questo è diventato cool.

Cosa significa essere cool?  Nessuno lo sa. Ti fanno degli esempi: tizio è cool.  Ma poi ti accorgi che il più delle volte si tratta solo del personaggio più mediatico del momento.

Resto comunque dell’idea che per auto-definirsi cool sia necessario avere una incommensurabile faccia da culo, e non è semplicisticamente un gioco di parole. D’altra parte non è un’occupazione che implichi un grande sforzo mentale: basta quel minimo di sciatteria mischiato con uno o due oggetti riconosciuti come status symbol. Il tutto portato con una verosimile  attitudine alla perversione e un grado di nonchalance che rasenta la banalità.

Dopodiché le riviste e i social network faranno a gara per avervi in vetrina.