Brutto.
L’ingratitudine è una delle cose che più mi fanno soffrire. Certo, con il tempo ho imparato che rappresenta una fetta considerevole delle manifestazioni umane in fatto di scambi reciproci, ciononostante ancora rimango sconcertata.
La moda è un sistema complesso (come tutti i sistemi d’altronde), non sfugge alle regole e alle consuetudini che valgono per ogni settore umano e poichè di persone si tratta, sarebbe bene concentrarsi ogni tanto su quello che io chiamo l’arte di stare nel mondo.
Sarà bene ogni tanto ribadire che anche nella moda valgono parole e fatti che si chiamano etica, lealtà, buona educazione, gentilezza, sensibilità, riconoscenza, umiltà, intelligenza. Sembra scontato, ma non lo è affatto. Lo constato ogni giorno, scontrandomi con episodi di “normale” smemoratezza verso ognuno di questi termini.
la moda, anche quando non sembra, possiede in sè questo impulso verso la bellezza che è il motore che la alimenta, e automaticamente chi la frequenta dovrebbe essersi fatto più volte domande in merito. Cosa è bellezza? Sono solo gli abiti o piuttosto un’attitudine? E’ relativa a un modo di essere, di muoversi nel mondo che in questo caso si esplicitano nel disegnare vestiti? Si possono fare abiti belli pur essendo delle brutte persone?
Nei miei corsi tento continuamente di far passare alcuni di questi concetti. Provo a piantare semi, sperando che prima o poi diventino piantine. Immagino che la presenza di un maestro sia pur sempre necessaria e, con i miei limiti, provo ad esserlo. Cerco di insegnare che la bellezza risiede anche nei gesti piccoli che riguardano solidarietà e rispetto per chi ci vive intorno. Che la moda può a volte offuscare il senso critico ed è perciò necessario rimanere centrati su di un nucleo di autenticità.
Ma la bellezza a volte fugge lontana, mentre il mondo fatto di parole come successo, fama, soldi, notorietà… Prende il sopravvento.
Ed è ogni volta una piccola/grande delusione.