The imaginary fashion.

paper dress 1

paper dress 2

 

paper dress 4

paper dress 5

paper dress 6

paper dress 7

Bello.

Paper dresses, ossia manipolazioni della carta per creare visioni di moda immaginata (o immaginaria).

Visioni necessarie oggi più che mai, per ristabilire quell’indispensabile collegamento con il concetto di abito inteso come il luogo abitato dal corpo.  Ed è in questo senso che è proprio il corpo stesso che immagina, attraverso le mani, ma non solo.

Nascono abiti materici, condensato di sensazioni tattili innanzitutto.

Non si può escludere che anche il corpo persegua una sua idea di fantasia, istintiva, immediata. Non meno convincente di quell’altra che è frutto del pensiero.

La raffinatezza naive di McQueen.

_ARC0535_20151004221809

_ARC0771_20151004221821

_ARC0863_20151004221726

Bello.

Una delle collezioni più normcore di Alexander McQueen, non per questo meno riuscite (SS 2016).

Atmosfera libery per jeunes filles e uno svolgimento che, come al solito, è più vicino all’alta moda che al pret-à-porter.

Sarah Burton ha infine preso le distanze dalle visioni del fondatore (inimitabili) e ha dato l’avvio a un nuovo corso per questo marchio: l’eredità di McQueen si vede, ma si vede anche una raffinatezza più femminile e sedimentata.

Credo che le clienti apprezzeranno.

p.s. Per chi volesse gustarsi lo show:

http://livestream.com/indigitalmedia/events/4388616/videos/101100102

Le visioni di un ex visionario. Ovvero la parabola del signor Rosso.

renzo rosso

Brutto.

Non trovate che Renzo Rosso (patron di Diesel, Maison Martin Margiela e Victor&Rolf e in più produttore e distributore di DSquared2, Just Cavalli, Vivienne Westwood e linea uomo di Jacobs) assomigli sempre più a Beppe Grillo?

Lui però dice di votare Matteo Renzi, per cui spende -tante- parole benevole.  Nella sua ultima intervista a La Repubblica rovescia fiumi di ottimismo propositivo, dall’alto del suo quasi-impero tra acquisizioni e partecipazioni.  Peccato che la maggior parte delle sue affermazioni suoni come una tiritera fiacca del già sentito e già visto a oltranza:  Gli imprenditori italiani non hanno una visione globale.  Bisogna imparare a fare squadra.  Ridare rispetto al nostro panorama manifatturiero.  I giovani devono credere nelle proprie visioni. Ecc.

Tutte cose belle, anzi bellissime, ma quando il giornalista gli chiede come procedono i lavori con la Camera della Moda (che già sarebbe un buon inizio per fare qualche cambiamento) lui ammette allegramente che non hanno ancora fatto niente.

Poi le incongruenze procedono sul fronte dell’acquisizione di una parte del pacchetto del marchio Marni . Rosso definisce creazioni che possiedono un lusso gentile i prodotti di questo brand, ma subito dopo non esita a dichiarare che ha intenzione di spingere l’acceleratore del marchio verso un prodotto più democratico. Insomma il solito ossimoro del lusso democratico, che non vuol dire nulla se non vendere, vendere, vendere..  E già tremo all’idea di vedere cosa accadrà dello stile di Marni.  Vi ricordate di Maison Martin Margiela?.. (Quello che era prima dell’arrivo di Rosso naturalmente).

La chicca finale: ..se un giovane vuole fare il salto di qualità deve affidarsi a un grande gruppo. Nel mondo sono tutti alla ricerca di idee valide su cui investire.

Quale mondo frequenta il signor Rosso? Il mondo ideale, di sicuro.