La fretta (1).

gucci 2

Brutto.

Leggo da un trafiletto su D-La Repubblica a cura di Serena Tibaldi:

“Gucci, nell’occhio del ciclone per aver minacciato azioni legali contro alcuni negozi di Hong Kong colpevoli di vendere micro sculture di carta con le fattezze dei suoi accessori. Peccato che si trattasse di offerte votive: in Estremo Oriente durante i funerali si è soliti bruciare repliche cartacee degli status symbol più ricercati come gesto di buon augurio, senza intento commerciale. Il brand si è scusato per la svista (..)”

Da questo episodio, che si potrebbe riassumere con una colorita frase (che potete immaginare), colgo l’occasione per riflettere ancora una volta sulla velocità turbo che è diventata regola suprema per la moda e non solo.

Da quando le persone hanno smesso di riflettere prima di agire, di chiedere prima di rispondere, di informarsi prima di giudicare.. Da quando insomma hanno smesso di pensare, succede che il tempo, come un frullatore, restituisce loro una poltiglia che non è più un’idea, ma solo l’ennesima figura di merda (ora si, lo dico).