There is no party.

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Brutto.

Versace, collezione autunno inverno 2015/16.  La nostalgia degli anni ’80 deve aver travolto ancora una volta Donatella Versace, che non si limita a riferimenti ma in alcuni outfit sembra proporre ripetizioni imbarazzanti.  E qua e là si immagina persino che lo spirito di Enrico Coveri sia tornato in passerella, accompagnato da una logo-mania, tanto cara in quel decennio.

Nemmeno l’uso del colore sembra molto azzeccato, un poco sparato a caso.  Una collezione svogliata, non solo priva di novità, piuttosto priva proprio di energia.

Cloni di Donatella.

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Brutto.

Per un marchio la riconoscibilità è fondamentale, ma da Versace sembra che la questione si sposti su chi lo indossa.

Mercificazione del soggetto.

Uno spunto interessante per ragionare sugli interlocutori della moda, o alla moda.

Donatella Versace ambirebbe presumibilmente ad assomigliare a una specie di Re Mida, che con il solo tocco trasforma ogni cosa in materiale desiderabile. Ma indossare un abito Versace evidentemente non basta più per completare questa operazione, bisogna che anche l’aspetto fisico sia in sintonia con la creatrice. Identificazione.

La domanda è: quanto è desiderabile oggi assomigliare a Donatella?

Quando Sanremo era Sanremo.

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claudia coll 2

Bello.

Era il 1995 e Claudia Koll insieme ad Anna Falchi e Pippo Baudo presentava Sanremo. A vestirla era Gianni Versace, lui in persona. Ed era evidente.

Quasi venti anni fa, prima che lo stilista fosse ucciso, prima che la Koll decidesse di lasciare il mondo dello show biz per dedicarsi a cose di ben altro livello e utilità.

Quanta vita e quanta moda è passata da allora, eppure quegli abiti, tanto criticati in quel momento, rimangono esempio di vera creatività. Attuali ancora oggi e modernissimi allora, tanto da non essere apprezzati come succede a tutto ciò che è davvero moderno.

E non è un caso che qualche museo della moda abbia deciso di esporli.

Highlanders con riserva.

versace lady gaga 2

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Brutto?

Nell’ultima campagna pubblicitaria di Versace compare Lady Gaga, che dopo Madonna rinsalda la liaison tra la casa di moda e il versante glam/pop della musica, oltre che la predilezione per stars dalle origini italiche.

Quello che mi stupisce però, è la scelta lampante di clonare il personaggio a immagine e somiglianza della direttrice creativa.  Ho immaginato che Donatella Versace ambirebbe, pure lei, a far parte della schiera degli Highlander, tanto da rendere immortale la sua immagine anche attraverso tutto ciò che tocca, testimonial comprese.

E avrebbe potuto esserlo, a buona ragione, se non fosse che il suo viso si è andato deteriorando molto in fretta, troppo per poter far parte dell’ambito gruppo.  A dimostrazione del fatto (se ancora fosse necessario dimostrarlo) che non tutto si può comprare.