Bello?
Nulla si crea, nulla si distrugge.
Beautiful?
Nothing is created, nothing is destroyed.
Bello.
Haider Ackermann è nato in Colombia ed è stato poi adottato da una coppia francese cosmopolita -e l’attitudine al mondo è evidente nel suo lavoro-. A leggere la sua biografia si direbbe sia uno a cui la vita non ha regalato il successo e a guardare la sua faccia se ne ha la conferma. Ma prima di tutto per lui parlano i suoi abiti, che non sono fuochi d’artificio: tanto rumore, tanta scena e stop.
Il mestiere c’è e anche qualche idea ben riconoscibile. La sua ultima collezione sembra un inno alla donna androgina. Questo non significa una negazione della femminilità, al contrario Ackermann dimostra di amarle le donne, per questo manda in passerella una Marlene Dietrich contemporanea, un po’ sprezzante, sicura di sé, tanto da non cedere a un tipo di sensualità scontata.
C’è un atteggiamento, nella donna immaginata da Ackermann, che mi piace molto: si muove con nonchalance, si prende un po’ in giro, sapendo di poterselo permettere. Gioca a fare la seduttrice, ma con un’aria un po’ selvaggia. Trasandata, ma non troppo. In fondo è una donna sincera.
E onesto è il lavoro di questo stilista, che non ci gira troppo intorno, non gli interessa il dettaglio inutile. Preferisce concentrarsi sulla resa di tessuti di qualità, sul taglio esatto.
Vederlo poi comparire alla fine della sfilata, con il suo viso da indio e la sua aria da chi sembra lì un po’ per caso, fa pensare a un talento privo di orpelli teatrali; una vera rarità, a dirla tutta.
L’amore e il rispetto per le donne si leggono in modo evidente nelle sue dichiarazioni:
“..disegno pensando a una donna che siede da sola nella penombra di un bar ed è in attesa di qualcuno; una donna che il suo aspetto riservato rende ancora più bella e affascinante”.