Uma Wang: un niente complicato.

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Bello?

Uma Wang fa parte di quel gruppo che io chiamo i minimalisti di ritorno: abiti scabri, asimmetrie, orli incompleti, lo ying e lo yang del bianco/nero, decorazioni zero.

Mi chiedo, guardando la sfilata, se è proprio necessario a queste donne, intellettualmente complesse, mostrare sempre quell’aria sfatta da dopo-acquazzone (vedi sfilata Prada AI2013-14), e circondarsi di musiche che sono un tripudio di violini isterici al limite del masochismo o della crisi di nervi.

Aggiungo che per star bene in questi abiti e con questi colori ci vuole un fisico bestiale, o forse nemmeno, visto che persino le mannequins appaiono dimesse e scialbe.  Mi sembra una moda punitiva, come di chi abbia fatto incetta di tutta la moda possibile e infine si dedichi a un’immagine pre-raffaellita volta all’espiazione (di non so bene cosa).

Strano a dirsi per una quasi debuttante.

Balenciaga forever.

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Bello.

Il volto della modella iconica Kristen McMenamy non si vede, però sappiamo che è lei: traspare addirittura dalle pose, quella sua fisicità speciale.  Il fotografo è Steven Klein, occhio attento e raffinato. Il marchio arriva da uno dei nomi più geniali dell’intera storia della moda. Il direttore artistico del marchio è attualmente Alexander Wang, non più una promessa, ma, a giudicare da questi lavori, ormai una conferma.

Si può fare qualcosa che sia degno di nota, riferendosi al passato? Si può rinnovare senza snaturare, o negare, o peggio copiare?

Le immagini della campagna pubblicitaria  Balenciaga ai/2013-14 parlano chiaro.  Citazioni, rispetto della storia, attenzione al dettaglio.  Poco fumo, molto arrosto.