Nostàlgia 2

veletta 8 schiaparelli 1938Elsa Schiaparelli 1938

veletta 5

1966

veletta 6

1951

veletta 7

2013

Bello.

Sarà un caso se le velette sono un tema ricorrente delle mie piccole ossessioni (o passioni) quotidiane? E non solo mie, da quanto vedo in giro.

Nascondere la faccia, questo mi viene in mente. Ma più della faccia, gli occhi.

Se in passato la veletta aveva scopi estetici o relativi al pudore, oggi a me sembra piuttosto uno stratagemma difensivo, oppure un sipario adatto a prendere le distanze.  Capisco bene il senso: la paura a volte lascia interdetti e muti e la voglia di scappare o celarsi è immediata.

Quel celare lo sguardo potrebbe però anche alludere al tentativo di sfuggire alla decodifica della parte più sincera di ognuno di noi: gli occhi, lo specchio dell’anima.  Forse l’anima è rimasto l’ultimo avamposto di una vera e totale privacy?

Per alcuni, temo, che il vero scandalo da nascondere possa essere l’assenza. Dell’anima.

Storie di donne e di moda – Palazzo Madama, Torino

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Bello.

Che cos’è un abito, un accessorio se non una fonte di ricordi? E’ quella macchina del tempo che ci rimanda a come eravamo in un momento preciso del nostro passato; racconta più di una foto, perché lo abbiamo portato sulla pelle, perché la sua tridimensionalità lo rende concreto.

Da queste suggestioni nasce il progetto di Palazzo Madama, Torino: Torino un secolo di moda. Di questo progetto fa parte la mostra inaugurata ieri e visitabile fino al 18 gennaio 2015, Affetti Personali – Storie di donne e di moda.

L’idea è proprio quella di creare una raccolta che parli di storia della moda attraverso gli oggetti donati dalle torinesi che hanno vissuto personalmente, o per altre vie, quegli anni in cui la città era il luogo della moda italiana.

Attraverso un dono la propria storia diventa così storia di tutti e quindi patrimonio protetto, condiviso e tramandato. Le storie che accompagnano questi oggetti di moda sono state raccolte inoltre su video consultabili sul canale youtube di Palazzo Madama, in modo che anche il racconto orale, prezioso, non vada disperso.

Le donazioni comprendono anche fotografie e attrezzi dei mestieri della moda e permettono di far luce su eccellenze artigiane ormai scomparse, ma fondamentali per annodare i fili di una storia del made in Italy che ancora stenta a trovare una completa esposizione.

Immagino che questo progetto, piccolo ma significativo, sia un bel modo per muovere i primi passi verso la creazione di sedi museali che contemplino la moda e la sua storia come fenomeno culturale anche in Italia.  E chissà che altre città, considerate più glamorous in fatto di moda, non possano prendere spunto da questo esempio collettivo e gratuito.

Ho una poesia per la testa.

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gabriela ligenza

Bello.

La stampa 3D è ormai un fatto. C’è chi la utilizza per collezioni di alta moda, chi realizza gioielli e complementi di arredo.. Ed è chiaro a questo punto che le frontiere della sperimentazione e della fantasia sono spalancate.

Un bell’esempio sono questi cappelli. I primi due disegnati dal designer belga Elvis Pompilio per MGX, riproducono una veletta e il classico Borsalino. Tra l’altro se passate da Bruxelles non mancate di visitare il negozio di questo cappellaio, che è coloratissimo e divertente.

Il terzo cappello è della polacca Gabriela Ligenza e si chiama Poem e riproduce una poesia di John Tessimond: Day Dream, pensato per il giorno del matrimonio. Un altro bell’esempio di poesia e tecnologia che si danno la mano.

Come dire che le macchine non sempre sono senz’anima.

Torino in testa.

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Bello.

Ben pochi hanno idea di quali siano le caratteristiche della tipica signora torinese. Va innanzitutto detto che lei non è quella che sgomita per mettersi sotto i riflettori, né si ‘concia’ o esagera giusto per apparire.

Difficilmente sarà una fashion-victim, ancora più raramente si piegherà ai diktat dell’ultima tendenza. L’aplomb sabaudo per certi versi somiglia a quello inglese: un misto di autocontrollo con lampi di eccentricità inaspettati. Forse qualcuno dimentica che Torino è stata la capitale della moda italiana molto tempo prima che Milano si sognasse la fashion week. E che le sartorie e le modisterie torinesi erano eccellenze riconosciute. Questa è storia e la storia determina anche il pedigree..

L’altra sera all’inaugurazione a Palazzo Madama di Chapeau, Madame c’erano signore di ogni età, che per l’occasione non si sono fatte pregare e hanno tirato fuori dalle cappelliere i loro copricapi più individualisti. Tra civetteria e ironia.

Qualcuna è arrivata in scooter e, tolto il casco e il giubbino anti-vento, si è trasformata così: ???????

 

Qualcun’altra è arrivata a piedi e con l’aria algida da regina si è fatta i tre piani a piedi per raggiungere la location della mostra e alla fine appariva così: ???????

 

Altre sono arrivate in bici, con i loro cappellini al vento, come lei: ???????

 

Altre ancora, sdegnosamente, hanno preso l’ascensore, e giravano con il naso in su: ???????

 

Ad accoglierle tutte all’ingresso c’era lei: ???????

 

E per finire, quello che c’era dentro ad aspettarle non era niente male.. ??????? ??????? ??????? ???????