Brutto.
Perchè Margiela mi sembra tanto Prada..?
.. E Balenciaga mi sembra tanto Margiela? [E non mi riferisco a similitudini da passerella].
Bello?
L’ultima sfilata della collezione Margiela Artisanal mette chiaramente l’accento sul termine couture. Che sia questo il senso di un nuovo concettualismo? Privo ormai quasi del tutto da trovate provocatorie (già sperimentate) e da quel minimalismo di ritorno che a furia di fare avanti e indietro si è del tutto scaricato, ecco che ciò che rimane è finalmente solo lo scheletro portante: la couture.
Non si può dire che non ce ne fossimo già accorti, eppure visto da Margiela il fenomeno non lascia indifferenti.
John Galliano mette in atto così la quadratura del cerchio, lui che di couture si è sempre nutrito; riesce in questo modo ad essere contemporaneamente antico e moderno, scavalcando in un attimo quel divario tra tradizione e sperimentazione.
Credo che sia proprio questo quello che ci si aspettava da lui quando, a sorpresa, gli è stata affidata la direzione di questo marchio: un lusso autentico, ma evoluto.
Bello.
Strano l’effetto che mi ha fatto l’ultima sfilata di alta moda di Maison Martin Margiela.. Ho subito immaginato che sarebbe piaciuta da matti a Elsa Schiaparelli. Proprio qualche giorno dopo il defilè che usa il nome della stessa couturier. Sarà un caso? Forse da un’altra dimensione la Schiap si è divertita ancora una volta a confondere le acque.
Ma questa collezione, secondo me, mette ancora di più in luce l’inadeguatezza di quell’altra. Dimostra che originalità, leggerezza e ironia sono possibili. Senza prendersi troppo sul serio, ma facendo comunque un buon lavoro.
Proprio come faceva la mitica Schiap.
Brutto.
Qualche giorno fa sono andata a cena da un amico, che è anche un collega e uno stilista di una certa fama in ambito torinese: Monsieur Walter Dang. Durante la cena la conversazione è scivolata, come al solito, sull’argomento moda e su ricordi comuni legati a questo tema. Non so come, ci siamo ricordati di un piumino di Martin Margiela che lui possiede e che ci ha scaldati entrambi durante una freddissima conferenza. Il piumino è più o meno quello che vedete in foto (solo un po’ più corto) ed è un pezzo iconico dello ‘stilista invisibile’, naturalmente è bianco. Bianco come deve essere, in base alla filosofia/estetica di Margiela e chiunque conosca un poco di storia della moda contemporanea sa che non c’è altra possibilità.
Quale è stata la mia costernazione quando Walter ha ammesso candidamente (è proprio il caso di dirlo..) di aver tinto il piumino di NERO! – Nero?- Ho chiesto, pensando di aver capito male, annebbiata da qualche bicchiere di prosecco di troppo.
Purtroppo la triste verità mi è stata confermata quando lui stesso ha tirato fuori il corpo del delitto e l’ha indossato.
Ora, io avrei voluto postare la foto di Monsieur Dang con indosso il piumino nero che una volta era bianco, di Margiela; giusto per farvi vedere lo scempio di quel capo diventato informe e insignificante, ma la decenza me lo vieta. E inoltre non posso fare questo ad un amico. Quell’immagine resterebbe come una macchia (nera!) indelebile sulla sua fulgida carriera.
Ma la stoccata finale l’ha inferta il compagno di Walter, Hamlet, che resosi conto del misfatto, ha concluso dicendo: – Beh, ma lo mettiamo in candeggina e ritorna bianco…-.
Lascio a voi immaginare i brandelli di piumino e piume di un bianco giallino con aloni grigiastri uscir fuori da quel bagno corrosivo..
Mi rimane un dubbio: chissà, forse Margiela avrebbe gradito.
Bello.
Quello che mi convince nella collezione Artisanal di Maison Martin Margiela è la grande presunzione di rendere omaggio al tempo e alla storia, che lasciano tracce spesso affascinanti. Per perseguire questo scopo l’esclusività non è sufficiente, il minimo indispensabile è l’unicità.
Per questo ed altri motivi la Maison che prende le distanze ideologicamente e in modo deciso dal passato (o dalla moda passata) finisce per ricongiungersi a un certo criterio di fare moda. Non è certo un caso il nome Artisanal, che rievoca un attitudine antica e ripulita da bagliori fashion. E’ un po’ come la chiusura di un cerchio ideale: si parte da un punto per allontanarsi il più possibile, e poi lentamente riconquistare l’origine, o meglio il nocciolo puro originario.
Martin Margiela si è ritirato a vita privata, almeno così pare, ma deve aver lasciato ottimi discepoli, che sembrano voler andare un po’ oltre il seminato. E questo mi sembra un bene: le repliche annoiano a morte dopo un po’.
Quello che non mi convince sono quei volti perennemente celati. Quasi a voler rimarcare un marchio di fabbrica, di cui sinceramente non ci sarebbe alcun bisogno.