Bello.
Si chiama Daan Roosegaarde, è olandese, ha 35 anni ma ne dimostra molti di meno. E’ stato definito genio eclettico, ma lui dice di sentirsi un ‘tecno-poeta’. Adora la velocità e mette in cantiere progetti a un ritmo vorticoso, progetti tanto visionari quanto credibili e persino utili.
E’ un artista ma anche un designer e a chi pensa che le due cose non possano coesistere invito a guardare le sue opere: sculture che interagiscono con il suono e il movimento e che possono servire a rendere più sicura una strada poco frequentata. Pareti formate da miriadi di piccoli ventilatori che creano l’effetto del vento e si mettono in moto al passaggio o al movimento dei visitatori, che possono rinfrescare ambienti troppo caldi come discoteche o ospedali.
Daan dice di essere più interessato all’aspetto umano della ricerca piuttosto che alla tecnologia, di cui comunque non potrebbe fare a meno. E per spiegarlo utilizza un’immagine suggestiva: la scultura statica è come il vento chiuso in una bottiglia, non è più vento.
Nel suo progetto Intimacy si occupa anche di abiti, realizzati con pelle e fogli elettronici ricettivi ai cambiamenti fisiologici di chi li indossa: calore e battiti cardiaci. Abiti che diventano trasparenti quando le emozioni si fanno forti, abiti che mettono a nudo l’intimità.
Questo è uno dei rarissimi casi in cui fatico davvero a trovare il confine tra arte e scienza. Sarà per questo che è stato definito anche un Leonardo dei nostri giorni?