Archeologia del mestiere 2.

body-scanner-fashion

Brutto?

C’è un furgoncino nero che gira per le strade di New York e che ti prende le misure.

Detto così vien voglia di toccare ferro per scongiurare il peggio..  Ma niente paura, non ha nulla a che fare con le pompe funebri.

La trovata è di due giovanotti con un passato a Wall Street, che con un’abile mossa di crowfunding hanno racimolato il capitale per comprare un body scanner, montarlo su un furgone, e con l’ausilio di un sarto provvisto di campioni tessili, vanno in giro per la city a scansionare giovani uomini desiderosi dell’abito perfetto con poca spesa.

Dopo 15 minuti di radiazioni (speriamo innocue..) e la scelta di tessuto e dettagli, l’ordine parte per Shangai. E lì mi immagino che solerti mani sottopagate si apprestino a costruire un abito standardizzato, che arriva al cliente nel giro di sei settimane al costo di 400 dollari.

Giusto due menti abituate a maneggiare soldi e aride cifre potevano avere un’idea tanto priva di poesia.  La Arden Reed, così si chiama l’impresa, non deve aver mai sentito parlare di Savile Row, né di quell’atmosfera unica che si respira in una autentica sartoria per uomo, dove il sarto diventa un confidente un po’ speciale (e quanti film lo hanno raccontato..).

Ma il mercato, per fortuna, non è sempre scemo, e infatti il successo sperato stenta ad arrivare. Tanto che i due fondatori stanno già pensando a trovate pubblicitarie di supporto per spingere l’idea. Perché né il prezzo contenuto, né la comodità del furgone a domicilio sembrano all’altezza di una tradizione con un passato glorioso come quella dell’abito su misura.

Può darsi che in futuro le cose andranno esattamente in questa direzione, anzi è probabile.  Allora sarà un futuro un po’ triste dove vestiremo abiti senza anima né storia.