Rifletto oggi sulla misura e la qualità dell’ego degli stilisti contemporanei. Mi è capitato di esprimere un’opinione negativa su uno di loro (in uno spazio pubblico, Facebook per intenderci) e di sentirmi rispondere più o meno così: -Anche il tuo lavoro non è un granchè-.
Ci sono rimasta male? No.
Mi ha fatto sorridere? Si.
Un pò come con i bambini, che se non li accontenti allora non ti vogliono più bene.
Che senso ha un ego che non prevede il confronto e quindi anche le critiche?
Davvero ci sono stilisti convinti di dover piacere a tutti?
E poi, ancora, poichè su Facebook esiste come unica opzione il -mi piace- questo significa che il -non mi piace- non è contemplato?
Nel tempo, riguardo al mio lavoro di SS (sarta/stilista) mi sono sentita dire molte cose, qualcuno mi ha anche definita un bricoleur. Ho incassato e cercato di riflettere.
Le critiche non piacciono, ma di solito fanno bene.
Credo che da molto tempo il mondo della moda abbia smesso di esercitare autocritica e questo non è un buon segno, semmai un campanello d’allarme. Il sintomo di un autoreferenzialismo tronfio. Il sintomo anche di chiusura.
Ma nel chiuso le idee non hanno aria per respirare e può succedere che muoiano soffocate.
Parole sante!
😉
Concetti giusti che condivido punto per punto e non solo valgono,ovviamente,per i soliti stilisti.Tutta la mia ammirazione per il modo di scoccare le frecce del ragionare verso l’alto….
E’ vero, la presunzione è un male che non risparmia alcun settore. Ma nella moda si incontra talmente spesso..