A chi serve un abito?

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Bello.

Sono anni ormai che rifletto sull’utilità del mio mestiere. Disegnare e costruire abiti è sempre stata una passione e ho investito gran parte del mio tempo e delle mie energie per potermene occupare a tempo pieno, in modo creativo e dinamico.

Ma questo non mi basta più. Mi guardo intorno e osservo un panorama fatto di schiere di abiti inutili che non hanno altra utilità se non quella di brillare per poche ore e poi cadere nell’oblio di armadi stracolmi.

Non ho intenzione di contribuire a questa idiozia, faccio meno abiti, cercando ogni volta un senso per quello che produco.  Lavoro lentamente, perché è l’unico modo che mi permette di non svilire il processo di costruzione, che è fatto di dettagli che forse non si vedono, però fanno la differenza.

Mi sono chiesta: -Esistono ancora abiti davvero utili a qualcuno?- La risposta l’ho trovata in un centro della Caritas, dove vado ad offrire il mio tempo periodicamente.  Si, ci sono persone che abitano per strada e chiedono abiti pesanti per non morire di freddo in inverno. Ci sono famiglie con tre, quattro o più figli che non hanno i soldi per permettergli di andare a scuola vestiti decorosamente. Ci sono neonati che nascono e non possiedono neanche una tutina o un bavaglino e poi ragazzi arrivati da lontano, da soli, che chiedono un paio di scarpe da ginnastica per giocare a pallone ogni tanto.

Questi sono gli abiti utili, che ognuno di noi possiede nel suo armadio e non sa o non vuole rendere tali. O magari non ci ha mai pensato.

Si tratta di una cosa davvero semplice: dare a chi non ha quello che altri hanno in eccesso. Però non sempre tutto scorre liscio: qualcuno pensa che chi non ha debba accontentarsi e accettare tutto o quasi, magari abiti sporchi o rovinati. Ma essere poveri non significa essere privi di dignità (o di gusti personali).

Questo per ora è il mio personalissimo antidoto contro gli abiti inutili, lo tengo a mente quando guardo le sfilate che mi lasciano indifferente o le riviste piene di pubblicità spesso ripetitive, o leggo le recensioni di giornalisti che si arrampicano sugli specchi per lodare collezioni banali.

Gli abiti sono ancora capaci di raccontare tante storie, ne sono convinta, ma soprattutto un abito deve servire a qualcosa.

4 pensieri riguardo “A chi serve un abito?

  1. Sono d’accordissimo! Nonostante il mio lavoro sono contraria all’acquisto compulsivo (soprattutto di fast fashion) di abiti che verranno utilizzati per una stagione e poi dimenticati in fondo ad un cassetto. Se proprio ci si vuole dedicare allo shopping seriale tanto vale svuotare gli armadi e donare a chi è meno fortunato. Più spazio per noi e più vestiti per chi non ne ha.

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