Brutto.
Questo è un abito di Roberto Capucci dell’89 intitolato (guarda un pò!) Primavera.
Comincerò col dire che per Capucci nutro un certo affetto, mi è capitato di partecipare ad una mostra con lui nel 2002 e di incontrarlo qualche volta. E’ un uomo gentile ed elegante ed il suo apporto alla costruzione della storia della moda italiana è stato sicuramente importante.
Una delle classi in cui insegno mi ha chiesto di visitare la mostra con i suoi abiti alla Reggia di Venaria e volentieri li ho accompagnati, altrimenti credo che me la sarei evitata (ho visto quegli abiti già in più occasioni). La cosa che ho subito notato è l’allestimento che appare evidentemente votato al risparmio e ad una certa approssimazione: alcuni abiti sono decisamente sistemati male, i bouquet (di plastica!) delle spose sembrano appena usciti da qualche negozietto cinese, le luci non sono adatte a valorizzare, ma piuttosto sembrano appiattire. In più molti abiti avrebbero bisogno di un urgente restauro: cuciture aperte, angoli smangiucchiati -non stiamo parlando di abiti dell’800..-.
In sostanza la sensazione che ho avuto è quella di un’esposizione fatta più per far cassa che per vero desiderio di divulgazione o documentazione. E a questo punto mi chiedo perchè un couturier come Capucci si presti a questo genere di operazioni. Mi chiedo anche che senso abbia per lui, ormai, continuare ad esporre sempre gli stessi abiti, dimostrando in questo modo di non aver più molto da aggiungere ad una storia che sembra essere rimasta ferma nel tempo.
Ho immaginato questi abiti, eternamente in viaggio, da una mostra all’altra, ormai esausti, privati persino della loro funzione primaria: nessuno che li indossi o che li abbia mai indossati. Non più Moda, ma nemmeno abbastanza per essere Arte.
Forse Arte Applicata? Chissà..