Bello.
E” da un po’ di tempo che le mie riflessioni sulla moda si concentrano su quella che mi piace chiamare l’essenziale dotazione di salvataggio quotidiano. Per fare questo mi sono imposta di ragionare (per sottrazione, si capisce) sugli abiti che davvero, e dopo attentissima selezione, salverei nel mio guardaroba. Premetto che il mio guardaroba risente di molti (davvero molti) anni di accumulo sia compulsivo che scientifico. Ma anche di innamoramenti. E nonostante negli ultimi dieci anni io abbia provveduto allo sfoltimento di alcuni reperti (non storici), l’ingombro rimane pur sempre notevole.
Allora la domanda che mi sono posta è: di quali capi non potrei davvero fare a meno? Può sembrare una domanda da sfaccendati, lo so. In realtà lo scopo sarebbe quello di riflettere sul concetto di abiti che vanno oltre la moda. Cercare di capire insomma, in modo forse un po’ istintivo, cosa rende un abito non condizionato dallo scorrere del tempo. Alcune risposte me le sono già date riflettendo sul tema del design, ma dal punto di vista pratico e calandomi nel ruolo di cavia, volevo raccogliere qualche dato di fatto.
Apro virtualmente le ante del mio guardaroba:
*Una giacca nera, spalle naturali (solo un accenno di imbottitura), lunghezza che sfiora i fianchi, leggera sancratura. Peso medio che copre almeno tre stagioni.
*Impermeabile nero, non dirò la marca, ma insomma è il sinonimo di impermeabile. Lo posseggo da più di 25 anni e non ha fatto altro che migliorare.
*Cardigan blu di cotone con cintura in vita. Salvezza delle mezze stagioni. che tutti dicono non esserci più, ma che ci sono eccome.
*Pullover di cashmere color vinaccia melange, che sta bene praticamente con tutto e che col tempo ha preso quell’aspetto vissuto che mi piace proprio.
*Scialle di cotone a crochet. Altra salvezza delle sere in cui fa troppo caldo per una giacca, ma non abbastanza per una scollatura. E qui devo proprio dirlo, è un reperto di antiquariato di Dolce&Gabbana, di quando i due facevano i minimalisti, pensate un po’…
*Vestitino sottoveste color aragosta di seta leggerissima. Un niente per quando non hai proprio voglia di vestirti.
*Gonna nera longuette con spacco dietro. Lunghezza perfetta a metà polpaccio. Tessuto ingualcibile.
*Jeans morbidissimi, larghissimi, no-logo. Adatti in ogni stagione.
*Un antico paio di Nike (e antico è proprio il termine giusto) di quando avevo 18 anni, conservate miracolosamente e ancora bellissime, ma inutili a causa dell’usura. Le ho ricomprate quasi identiche. Ma quel quasi non è purtroppo sufficiente.
Tutto qui. Mi sono sforzata di aggiungere qualcos’altro alla lista, ma inutilmente. Tutto il resto del guardaroba non è all’altezza di questi pochi, insuperabili pezzi. Potrebbe sembrare sconfortante, invece è proprio la risposta che mi aspettavo.
L’essenziale è un piccolo numero.
ottimo post
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Grazie Dario.
Io, certe riflessioni non le faccio proprio, o meglio, tutto ciò che ho “collezionato” rimane pieno di significati, quindi non mi rimane che allargare la superficie degli armadi 😉
Purtroppo nel mio caso ciò che si poteva allargare è già stato allargato. E come nei corsi e ricorsi della storia, questo è il momento di tornare sui miei passi..
Sono d’accordo, i pezzi indispensabili sono proprio pochi e, nonostante gli armadi strabordanti, alla fine finiamo per vestirci sempre con quelli.
Si, con quei pezzi che non ci deludono mai 🙂