Bello.
Dopo il gran tour ad Artissima e Paratissima ho selezionato alcune immagini che mi sembrano testimoniare un certo mood che dall’arte sconfina nel design e viceversa. Colori pastello, atmosfere rarefatte e riposanti, anche in presenza di messaggi non meno incisivi. La mia sensazione è che la comunicazione urlata sia messa al bando, prevalga un atteggiamento controllato e silente, per quanto possibile.
Forse, dopo tanta condivisione, c’è nell’aria un desiderio o un monito alla solitudine feconda. Quella necessaria a costruire significati fuori dalla pazza folla.
Se l’arte ha ancora la funzione di anticipare, allora possiamo credere che i tempi siano quasi maturi per dismettere provocazioni e atteggiamenti disturbanti. Magari perché hanno già esaurito la loro carica sovversiva, magari perché l’eterno bisogno di novità li ha resi già obsoleti, oppure solo perché la tendenza ha già esaurito le cartucce e ad ogni ciclo, si sa, ne segue uno opposto.
Rimane il dubbio, però, se l’arte delle grandi fiere sia quella più autenticamente in contatto con i cambiamenti sociali, o non sia piuttosto la vetrina di un mercato sempre più attento all’estetica che al contenuto.
D’altra parte salta all’occhio quanto moda ed arte siano felici di andare a braccetto anche solo guardando il popolo delle gallerie: ragazze e ragazzi sempre più eterei, con l’aria di chi è appena sceso dall’ultima passerella.