Bello.
Il regalo più azzeccato di questa lunga estate me lo ha fatto mia suocera. Non so da dove arrivino, nemmeno lei lo sa. Però posso immaginare quante crune di aghi si siano fermate tra quegli avvallamenti. E anche l’intorpidimento che prende al dito medio dopo essere rimasto a lungo chiuso in quella gabbia di metallo. Posso immaginare il tempo passato dall’usura del metallo, schiacciato in alcuni punti: non è più un cerchio perfetto e questo lo rende ancora più affascinante.
Quello che mi dà da pensare è la misura più piccola, appartenuto senz’altro a una bambina, quando era d’obbligo insegnare alle figlie femmine il cucito e il ricamo. Non sono affatto sicura che fosse una cosa saggia.
Un ditale è un magnifico esempio di design. Quelli più moderni sono fatti di silicone, ma io non mi ci trovo bene, non sento lo stesso senso di protezione che mi dà il metallo.
Ci sono persone (perlopiù principianti a ben vedere..) che dicono di non sopportarlo, di non riuscire a cucire con il ditale. Conosco bene il caso, ero anch’io una di loro, molti, molti anni fa. Ma non c’è verso, un lavoro ben fatto non si può fare senza ditale. Qualche volta obbligo i miei allievi a cucire la pelle, giusto per fagli cambiare idea. Non è per sadismo, è che finchè non capisci la funzione delle cose, non ne apprezzi l’utilità.
Il ditale che uso ogni giorno, o quasi, è vecchiotto ma ancora in buono stato. Anche lui di metallo dorato, io lo trovo bello come un gioiello. Confesso che l’ho rubato a mia madre; lei non se n’è accorta, o ha fatto finta di non accorgersene.