Bello.
La mostra The Little Black Jacket voluta da Karl Lagerfeld e Carine Roitfeld mette a confronto i due oggetti più riconoscibili tra le invenzioni di Chanel: la petite robe noire e il tailleur. Il risultato è quello di sintetizzarli in un unico oggetto, almeno nel titolo della mostra stessa.
In realtà i due capi appartengono a periodi diversi della carriera di Chanel. Il primo abitino nero è datato 1926, mentre la giacca che compare in mostra è relativa al secondo periodo di Chanel, quello che parte dal 1954, dopo l’esilio in Svizzera. Purtroppo questo secondo periodo è quello meno trattato da film e biografie, probabilmente perchè meno romanzabile: Chanel non era più giovane e la sua vita sentimentale non faceva più parte del gossip.
E’ un vero peccato, perchè in fondo tutti i classici che ancora compaiono nelle collezioni del marchio derivano proprio da quel secondo periodo. E tra l’altro la vera ossessione di Chanel per “la perfetta macchina per vestire” si realizza proprio in questa seconda fase della sua carriera.
I racconti di chi ha assistito al rito della creazione delle sue giacche sono toccanti. Chanel aveva all’incirca 75 anni, il lavoro era diventato la sua ragione di vita: l’amico che non l’avrebbe mai tradita. Le prove dei suoi tailleur erano interminabili, Mademoiselle era capace di disfare il lavoro della première anche trenta volte, instancabile, concentrata verso la perfezione. La giacca era modellata sul corpo della mannequin come una seconda pelle, tanto che se la stessa modella si fosse ammalata, quel tailleur non avrebbe potuto sfilare..
Quella giacca, quell’insieme di pezzi di stoffa assemblati con maniacale precisione era ben più di un oggetto di stile. In quell’oggetto era distillata l’idea stessa di Chanel per l’impossibile a cui aveva dedicato l’intera esistenza. Impossibilità di essere un’altra da se stessa, impossibilità di dimenticare fino in fondo chi era veramente.
In fondo è solo moda.. diceva lei.
Bello!!