Vittime e carnefici.

fashion-victim

Brutto.

Il novero delle fashion victim non accenna a sfoltirsi. Leggo con costernazione di blogger che non esitano a definirsi tali, di personaggi pubblici o semplicemente mediatici che si appuntano orgogliosi  questa medaglia ai caduti. Ma di quale guerra? Non oso immaginare scene apocalittiche con schiere di vittime appese esanimi all’ultima borsetta..

Il carnefice in questione è la moda , che detta regole perentorie al suono di must have, must see, fino al fatidico e definitivo must be.  La vittima non si sottrae, al contrario, è ben felice di assecondare il carnefice, che sceglie e decide per lei.  Non è più un teatro, ma solo un teatrino. Non è più un gioco, ma un giocattolo stupidamente serio.

La tentazione di lasciare le vittime al loro destino è forte: in fondo questo carnefice non brutalizza, né tortura. Le costringe solo a rincorrere un bisogno che non è nemmeno più desiderio. Peggio per loro se, nonostante le frequentazioni di mostre sui padri della moda e lo stazionamento sui tavolini del salone di rappresentanza di monografie monumentali, si ritrovano a inseguire col fiato corto l’ultimo trend. Poi però rifletto e a pensarci bene questo è un male comune. Almeno un po’.

La moda è omologazione e distinzione. Praticamente schizofrenica.  C’è da stupirsi allora se è così facile perdere la testa? In fondo i confini tra le vittime e i carnefici sono così labili, entrambi non potrebbero fare a meno gli uni degli altri e si alimentano a vicenda.  A volte sembra pura illusione l’idea che una tendenza non ci tocchi nemmeno un po’ o che l’influenza di un marchio non diriga nemmeno un poco le nostre scelte.

Lo stesso processo che ci porta ad interessarci, a discutere e a scrivere di moda è un po’ il riflesso di quella gabbia invisibile in cui siamo tutti più o meno prigionieri.

Servirebbe forse ogni tanto un leggero distacco, un accenno di autocritica. Farebbe bene alle fashion victim, ma anche a quelli che, a torto o a ragione, credono di dettare le mode. O peggio di esserne al di sopra.

10 pensieri riguardo “Vittime e carnefici.

  1. Suggerisco sempre ai miei studenti di non essere fashion victim, ma di ambire ad essere dei “fashion killer”: dovrebbero uccidere la moda, farla a pezzi, ricostruirla da zero, invece di pensare solo all’ultima borsa che hanno visto in vetrina in Montenapoleone.

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