Solo profumi e balocchi per te.

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Brutto.

L’ultima sfilata di Dolce & Gabbana a Milano per l’autunno inverno 2015-16 mi ha strappato qualche sorriso. No, non di compiacimento, piuttosto di divertimento.

Immaginavo che il duo di stiliti avesse ormai toccato tutti gli argomenti da classica macchietta italiana nel mondo, ma mi sbagliavo.  Non avevo considerato l’argomento principe, quello che fa dei nostri rampolli, i più sdolcinati del pianeta: la mamma.

E quindi mamme come se piovesse, con relativa prole in braccio, per mano o nel pancione. Orgogliose della loro “mammitudine” tanto da farsi scarabocchiare i vestiti con disegnini e letterine di eterno amore.  Gli stilisti, non ancora soddisfatti dell’effetto, inondano gli abiti di consuete rose rosse da festa della mamma e per chiarire il concetto a chi davvero fosse duro di comprendonio, scelgono come sottofondo musicale “Viva la mamma!” di Bennato.

Ma torniamo ai vestiti.  I cliché del marchio, neanche a dirlo, ci sono tutti: pizzi, Madonne e fiori.  Gli abiti denunciano una clamorosa mancanza di idee e non bastano quelle scritte a grandi lettere e quella profusione di rose a distogliere l’attenzione da una collezione poverissima di  novità, anche e soprattutto dal punto di vista sartoriale.

Sono quasi sicura che il parterre si sarà commosso fino alle lacrime; d’altra parte, devono aver pensato gli stilisti, tutti hanno una mamma

Viktor & Rolf: vestire l’aria.

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Bello.

Non si può dire che io sia una fan di Viktor & Rolf, il loro massimalismo e alcune delle loro esternazioni qualche volta non mi hanno convinta affatto, però bisogna pur ammettere che quando si tratta di alta moda, tutto questo “iper” riesce a mettersi in sintonia con lo spirito della couture.

Rispetto ad altre maison i due ragazzi dimostrano di avere l’avventatezza necessaria per osare e infrangere parecchi limiti, compresi quelli dei confini dell’abito. Non hanno paura di lasciare a casa alcune regole e sperimentarne alcune nuove e decisamente interessanti.

Mi piace la scelta delle macro-fantasie, l’accostamento di colori in apparente (solo apparente) contrasto e quello spingersi a colonizzare l’aria, come se anche l’aria fosse parte di un outfit.  Mi piace lo sforzo di sperimentare un po’ sulle forme e di usare lo spirito bucolico in modo poco convenzionale.

A dirla tutta non mi piacciono i cappelli di paglia.

Big Walter colpisce ancora.

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Bello.

Walter van Beirendonck, collezione estate 2015.  Lui almeno ci prova, a cercare strade poco battute, magari anche solo a prendersi un po’ di divertimento.

Mi ha incuriosito quel fucile abbinato ai fiori: sarà un ritorno al  fate l’amore, non fate la guerra?