
Bello?
Elegance is a discipline of life. Oscar de la Renta.
La prima immagine che mi è venuta in mente pensando alla parola eleganza è Tilda Swinton nel film ‘Io sono l’amore’: atemporale, apparentemente distante. Nel film l’attrice indossa la maschera del perbenismo, che le si incolla addosso, fino al punto che quando tenta di strapparsela è condannata all’autodistruzione.
Poi mi sono ricordata che nel mio laboratorio/atelier tra i vari ritagli e foto c’è una scritta che dice: il lusso costa meno dell’eleganza.
Mi sono tornati in mente questi particolari leggendo un articolo su La Repubblica di alcuni giorni fa, per l’uscita di un libro – L’élegance – scritto da Nathalie Rykiel, figlia della più nota Sonia. La designer/scrittrice tenta, in qualche modo, di salvare una parola e un’attitudine che lei stessa non fa fatica a definire obsoleta e vetusta. E’ un fatto che quando pensiamo a persone eleganti immancabilmente ci riferiamo a personaggi del passato: attrici, uomini di mondo, intellettuali..
Eleganza è stata sostituita da stile, che è un termine realmente fuori dal tempo, che non ha bisogno di riferirsi a un’etichetta, a regole vessatorie: passare inosservati è il massimo dell’eleganza, diceva Lord Brummel. Impensabile di questi tempi. Ma non solo oggi: giorni fa guardavo un documentario su Diana Vreeland che era solita mettere un po’ di rossetto sui lobi delle orecchie e che affermava che lo stile necessitava di qualcosa di difforme, addirittura volgare.
Persino Gianni Agnelli, portato da molti come esempio di eleganza, non era certo immune da evidenti cafonate: come altro si può definire quel vezzo fin troppo celebrato di portare l’orologio sul polsino?
Quindi la tesi che la morte dell’eleganza sia un fatto di stretta attualità mi sembra infondata. Direi piuttosto che vista da un certo punto di vista – ossia da puristi – la parola corrisponde a una gabbia: immobile, noiosa e tutt’altro che soggettiva. Mentre al contrario il termine stile corrisponde a un significato difficile da definire, proprio perché arbitrario. Ci sono esempi infiniti di stile, mentre l’eleganza ha canoni precisi: niente di appariscente, pochi colori, fantasie minime, poco trucco, pochi gioielli. Insomma poco di tutto. Viene il dubbio che per essere eleganti si debba ricorrere ad una sorta di ortodossia dell’apparire.
Mi chiedo se ha ancora un senso oggi usare questa parola. Definire una persona ‘elegante’ non è un po’ come tentare di salvare una specie in via di estinzione? Se si sta estinguendo forse un motivo deve esserci.. La teoria dell’evoluzione prevede una selezione naturale e se l’eleganza non ha gli anticorpi per sopravvivere al tempo, credo sia più saggio riporla negli armadi sotto naftalina.
O lasciarla nei musei.